lunedì 31 marzo 2008

Stop al gender divide!

Di tante iniziative di co-marketing lanciate dalle aziende per catturare l'attenzione delle donne, questa mi sembra la più intelligente di tutte. Perchè se c'è un modo per l'ormai ex gentil sesso di emergere, questo modo deve comprendere anche la tecnologia, internet e tutti i nuovi modi di fare comunicazione, un territorio in cui le donne sanno bene come muoversi. Web al femminile: maratona delle e per le donne, con videochat, e-learning, inchieste, interviste. Per saperne di più, leggi qui e qui. Un altro passo per dire basta al gender divide!

venerdì 28 marzo 2008

Teste da reporter

Il nostro canale su Youtube pare sia molto apprezzato...ne parla anche il Sole 24 Ore, nel blog del giornalista Antonio Carlo Larizza. Grazie ancora al nostro Ciccio e all'impegno degli altri colleghi del secondo anno del master. Ad maiora!

I trappoloni dei social network

I rischi ci sono, soprattutto se si è in cerca di lavoro. Gli amanti di Facebook sono avvisati: una foto e/o una frase compromettente su uno dei più famosi social network nel mondo, possono costare il posto di lavoro (senza tener conto dei rapporti interpersonali). L'allarme viene dal The Times, il noto quotidiano inglese, che già il 4 febbraio titolava: "Keeping a cool profile on Myspace could just cost you your next post", rivelando che "un impiegato su 5 ha usato internet per cercare informazioni sui candidati e che i due terzi di questi hanno detto di essere stati influenzati nelle decisioni da quello che hanno trovato sul web". Nessuna novità: tutti cerchiamo informazioni nella Rete ma quanti immaginavano la possibilità di conseguenze così negative per una mossa sbagliata (da parte nostra o da parte di amici ingenui) su Facebook o su Myspace? Qualche giorno fa, lo stesso giornale è ritornato sul'argomento raccontando che molte associazioni per la difesa dei diritti dei bambini e degli adolescenti sono sul piede di guerra: il loro obiettivo è capire come fermare legalmente le aziende e impedire che le informazioni prese dai social network possano essere usate per le selezioni, sia all'università, sia sul posto di lavoro. La questione del rispetto della privacy su internet e dell'utilizzo delle informazioni che girano nella Rete è ben lontana dall'essere risolta.

giovedì 27 marzo 2008

Livio Berruti: l'atletica impari dalla piscina

di Michela Marra (Avvenire, 20 marzo 2008)
Ora che in vasca l’Italia del nuoto si è rimessa a pescare una me­daglia dietro l’altra, fa ancora più clamore la distanza che separa gli az­zurri in piscina (quattro podi solo nella prima giornata agli Europei) e quelli sul­le piste di atletica. Una vera rivoluzione rispetto a quello che succedeva 10-15 anni fa quando a primeggiare a livello mondiale erano i fondisti come Antibo, Cova, Mei, i maratoneti come Bordin, sino ai salti della leonessa Fiona May e agli ostacoli d’oro di Fabrizio Mori. Oggi le parti sembrano essersi comple­tamente rovesciate: il nuoto domina, so­gna in grande verso i Giochi di Pechino (e trascina sul podio anche gli azzurri dei tuffi e le sincronette), l’atletica ar­ranca. Ancorata a tre nomi d’eccellen­za: Stefano Baldini, oro nella maratona ad Atene 2004, Andrew Howe e Anto­nietta Di Martino. I recenti Mondiali in­door di Valencia hanno mostrato tutti i limiti: senza Howe, rimasto a casa, e con la Di Martino subito ko nell’alto, l’Italia non ha raccolto neppure una medaglia, sfiorando il podio solo con Donato nel triplo. Pochi talenti in pista, pochi giovani su cui puntare. Sono lontanissimi gli anni d’oro di Mennea, della Simeoni, di un to­rinese mingherlino, Livio Berruti, che correva con gli occhiali scuri e i calzet­toni bianchi e che un giorno d’estate di 48 anni fa incantò il mondo alle Olimpia­di di Roma, vincendo l’oro ed egua­gliando il primato mondiale sui 200 me­tri. Berruti non ha perso un grammo del­la grinta che lo portò sul podio, ma con amarezza deve rimarcare che oggi la realtà è molto diversa. «L’atletica è uno sport faticoso che ri­chiede preparazione e passione. In pi­sta sei solo con le tue forze e i tuoi pen­sieri, non puoi incolpare nessuno in ca­so di sconfitta come può succedere ne­gli sport di squadra. Hai molta pressio­ne e ti confronti davvero con tutto il mondo, non è facile emergere. Inoltre oggi prevale una cultura esasperata del­l’immagine e della vittoria a tutti i costi. Lo sport è sempre più condizionato da­gli sponsor: ormai tutto dipende da quanto e cosa guadagni».
Negli ultimi anni si nota una certa di­saffezione verso l’atletica. Perché? «La prima causa è la cattiva gestione del­lo sport nelle scuole. E anche la Federa­zione ha le sue colpe. Un tempo l’atleti­ca era lo sport principale, attirava cen­tinaia di ragazzi: poi è diventata del tut­to marginale. Il nuovo presidente della Fidal, Franco Arese, sta cercando di ri­mediare, ma ci vorrà ancora tempo per raggiungere discipline come il nuoto che hanno lavorato benissimo in questi an­ni ».
Toto Olimpiadi: a Pechino su chi può puntare l’atletica italiana?
«Su Andrew Howe, in primis. È un vero talento e ha quello spirito garibaldino che gli permette di gestire le tensioni della gara e arginare l’eccesso di re­sponsabilità di cui è stato caricato. E ha come allenatrice sua madre (Renée Fel­ton, ex ostacolista), forse anche troppo grintosa, ma che sa spronarlo alla gran­de. A Pechino può ripetere l’argento dei Mondiali, ma deve imparare a control­larsi (a Osaka esultò in modo sfrenato ancor prima che saltasse il panamense Saladino, poi oro). Bravissima anche la Di Martino, peccato che paghi qualche cm in altezza rispetto alle sue rivali. Per il resto, non vedo grandi nomi. Ma da qui ai Giochi salterà fuori qualche sor­presa...».


martedì 18 marzo 2008

Free Tibet

(foto corriere.it)

lunedì 17 marzo 2008

Mi scusi se la disturbo & friends

"Mi scusi se la disturbo, le rubo solo 5 minuti per presentarle un'alternativa che, credo, non la deluderà". Quante volte abbiamo sentito frasi simili? Le usiamo per sembrare gentili, non eccessivamente sicuri del fatto nostro e per entrare con calma nel territorio altrui. E, invece, nulla di più sbagliato. Per Emanuele Sacchi, formatore da una vita, queste sono "frasi killer", ovvero "quelle proposizioni che dopo il non hanno un verbo negativo". Ho incontrato questo simpatico signore, che mi ha fatto pensare a Ennio Doris (!), durante un convegno a Varese. Dopo aver sentito il suo discorso, ho riflettuto a lungo sulla quantità di frasi che escono dalla mia bocca e che, in base alla teoria di Sacchi, provocano plausibilmente l'effetto opposto a quello voluto. "Perchè dire 'non voglio disturbarla' - riflette Sacchi - se di fatto stiamo già disturbando? La gente non percepisce quel non all'inizio di frase e quindi sì, si sente disturbata". Ergo, è bene usare affermazioni ed evitare giri di parole. Sarà anche vero, ma - mi domando - non si rischia così di fare la figura del presuntoso antipatico? E poi, quando squilla il telefono, siamo i primi ad aspettarci il solito "scusa, disturbo?". Che, se non arriva, spesso ci fa pensare dell'altra persona ogni male possibile. Chiamatele, se volete, insicurezze/rotture di balle metabolizzate.

venerdì 14 marzo 2008

Se il bimbo mi diventa obeso

Eravamo in tanti ad essere cicciottelli, qualche anno fa. La minigonna era una gonna, la camicia anni '80 (quella con il collettone, ricordate?) stringeva in vita. Ma non era per le merendine, giuro. Oggi scopro, invece, che l'Italia detiene il triste primato europeo del numero di bambini sovrappeso o obesi: quasi 4 su 10 - tra i 6 e i 9 anni - sono troppo grassi. I governi iniziano a preoccuparsi e a correre ai ripari, ma il consumo di cibi grassi, zuccheri e alimenti troppo salati non sembra arrestarsi. Qualcuno punta il dito contro la pubblicità, ma non bisogna dimenticare che merendina uguale velocità. Andiamo sempre di corsa, così si apre la credenza e si prende la prima cosa che capita che spesso si chiama dolcetto farcito e plasticoso. Se ci mettiamo anche una bibita gassata, ci siamo giocati in un solo colpo le famose 10 zollette ovvero la razione di zuccheri consigliata ogni giorno. Alla faccia della piramide alimentare sulle buone abitudini a tavola che mette al primo posto nella dieta quotidiana (di piccoli e adulti) il consumo di 5 porzioni di frutta e verdura!

giovedì 13 marzo 2008

Venticinque anni...

lunedì 10 marzo 2008

Seicento storie, una grande scommessa

Si chiama "Scommessa Italia" ed è il progetto i cui risultati le Acli hanno presentato qualche giorno fa al presidente delle Repubblica Giorgio Napolitano: seicento storie raccolte in giro per l'Italia, "testimonianze di impegno e di creatività quotidiane che fanno del lavoro non solo uno strumento di sopravvivenza ma un'occasione di felicità per il proprio futuro". Tra questi "la casetta dei colori", un asilo multiculturale di Udine (a destra una foto di asilo del 1951) dedicato ai figli di donne che lavorano e non possono permettersi una struttura a pagamento. Lina, infatti, racconta che...
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domenica 9 marzo 2008

Quando il Bestiario fa andare in bestia

Qualche volta il Bestiario (la rubrica di Pansa sull'Espresso) può far andare in bestia. Se avessi la possibilità di prendere un caffè con il mitico GP, gli direi che no, non è vero che "a molti ragazzi di oggi lavorare non piace" e che sì, anche a noi i genitori hanno detto di "imparare ad arrangiarci". D'altra parte, la versione giornalistica dei mitici bamboccioni padoaschioppani non poteva che provocare questa reazione, soprattutto quando Pansa inizia a parlare della sua gavetta. Dice Pansa, raccontando la sua assunzione alla Stampa: "Anche lì non si doveva aver paura di darci dentro. I giovani facevano la lunghetta: undici ore filate, a volte 12, dalle due del pomeriggio all'una o due di notte". Ecco, caro GP, non ci siamo. Noi abbiamo lavorato nei quotidiani - senza alcun contratto - per 12 ore consecutive e pagati la metà della metà del suo stipendio torinese. Ci siamo lamentati, ma davanti al pc in redazione si marciava. E' vero che i presupposti per il boom economico sono "rimboccarsi le maniche, sempre sperando di guadagnare di più e di migliorare la propria posizione e insieme di non essere schizzinosi", ma il passo successivo quale sarebbe? Quello di sentirsi responsabili del crollo della Borsa perchè non ci facciamo bastare mille euro al mese???

giovedì 6 marzo 2008

Giorgio Pastore, la memoria dei Navigli

Quarant'anni di vita sui Navigli, tra pennelli, gatti e risotti alla milanese. Quaranta anni e Milano non è più la stessa. Giorgio Pastore, disegnatore e restauratore, resta tra gli ultimi guardiani della memoria meneghina.
(video realizzato con Stefano Joni Scarpolini e Francesca Gallacci)

sabato 1 marzo 2008

Sanremo visto da un blog

Seguire il festival di Sanremo, postando sul blog di Gino Castaldo, e riflettendo che se non ci fossero i suoi commenti, non sarebbe un sabato sera così divertente...

Girl geek dinners italia, atto secondo

C'erano anche gli uomini, perchè, come ha detto Sarah Blow, fondatrice del Girl Geek Dinner, "escluderli sarebbe stato dannoso per il nostro obiettivo, ovvero avere più donne nell'IT". In effetti, la tecnologia, i social network e il web2.0 riguardano tutti, senza differenze. Quelle, al massimo, si vedono nei posti di lavoro dove le donne - con o senza tecnologia - sono spesso un passo indietro, e certo non per loro volontà. Ieri a Milano si sono fatte valere. C'ero anch'io, Facebook victim, blogger, giornalista (forse non proprio geek, ma comunque...) e mi sono lasciata trasportare volentieri dall'entusiasmo e dalla bravura delle organizzatrici. Si è parlato di community con Barbara Bellini di Dada, di venture capital con Diana Saraceni, di social network con Maz Hardey e del brand Moleskine con Maria Sebregondi. Grandi competenze, ottimi esempi di manager (donne) che sanno lavorare in Rete e sulle reti sociali. Speriamo di poter bissare a maggio! (foto brezzalago, flickr)