domenica 11 maggio 2008
Mamme tra cuore e ragione
Chi glielo spiega a Regina che a ventinove anni fare un figlio è un’impresa? Che se si è precari, l'impresa diventa impossibile? La mia ospite di Vilnius - ma residente a Monaco - stamattina ha strabuzzato gli occhi più volte quando ha sentito che per una quasi trentenne come me "ora un figlio è una sciagura". "Una cosa così bella, una grande realizzazione, magari non ora ma in un prossimo futuro", ha detto la mia amica. Forse per colpa del pessimo inglese, non è stato facile raccontare a Regi che, qualche giorno fa, in Italia, una coetanea ha scritto al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che dovrà abortire perchè i soldi non bastano (no, non è sola, ha una fede al dito). Sandra, campana, ha deciso di non partorire perché "la ragione prevale sul cuore" (poi ha cambiato idea, ma l'ha cambiata quando l'Italia intera, e poi due ministre, hanno solidarizzato con lei...). Non si tratta di cinismo. Oggi è la festa della mamma e i 900 chilometri che mi separano dalla mia sono stati compensati da decine di dolcissime telefonate. Ma diventare mamma significa abbracciare una scelta coraggiosa, dalla quale non si torna indietro. Lo sa bene la mia amica Mari che si domanda se sarà mai una brava madre, ipotizzando la giusta ricetta. Che non esiste, lo sappiamo tutti, lei per prima (che è già un'ottima mamy). Ma di certo una saggia (e necessaria) soluzione sarebbe quella di dare una mano in più a chi vuole vivere le gioie della maternità. Su "Io donna", l'inserto femminile del Corriere della Sera, la neodeputata Beatrice Lorenzin, 36 anni, dice che "bisogna creare le condizioni perchè la maternità sia resa possibile, perchè una donna incinta non venga trattata quasi come una malata", salvo poi scoprire, qualche pagina dopo, che l'Italia dedica solo l'1,1% del Pil alla famiglia (mentre la Svezia spende più del doppio). Invece alla mamma della mia nipotina inglese il comune di Bedford ha dato una casa, senza chiedere un soldo e con un aiuto economico ogni mese…
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