Francesco coltiva pomodori di ogni tipo, Luca, invece, sembra avere una passione per le zucchine che spesso regala agli amici "perché come fai a mangiare 40 chili di raccolto?". Giuseppe, infine, combatte contro le talpe che quest'anno gli hanno fatto fuori carote, insalata e melanzane; spera che i broccoli e i cavolfiori, che sta per piantare, possano avere fortuna migliore.
Siamo a Milano, a qualche chilometro dal Naviglio Grande, lì dove la città sfuma verso la periferia. Tra palazzoni di cemento e strade di asfalto bollente incontriamo gli amici degli orti urbani, coloro cioè che hanno deciso di prendere in affitto, per coltivarlo, un piccolo pezzo di terra: 75 mq per una cifra giornaliera (incluso l'utilizzo di una rete idrica ad hoc) pari al costo di un caffè al bar. Francesco, Luca, Giuseppe e tanti altri come loro (secondo uno studio della Coldiretti, almeno un italiano su quattro con età compresa tra i 25 e i 34 anni), sono liberi di piantare nel loro orticello in città ogni specie di verdura (e frutto).
Ma perché manager, agenti immobiliari, imprenditori, artisti, intellettuali o impiegati, usciti dall'ufficio, decidono di trasformarsi in piccoli agricoltori di città? I motivi possono essere diversi: Luca, che è un tecnico televisivo, sostiene che coltivare un orto è "come accudire una persona" e che, quindi, "se decidi di prendere in carico questa spicchio di terra, non puoi mica mollare: devi innaffiare, comprare i semi e tutta l'attrezzatura. Insomma, diventa davvero un bell'impegno. E una volta visti i frutti del lavoro, non si torna più indietro".....
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