Quattro chiacchiere con Tecla Dozio, guru del giallo a Milano
Il giallo racconta la realtà in maniera più fedele degli altri generi?
Il romanzo giallo racconta per definizione una realtà e dunque deve essere ambientato su un territorio reale. Il giallo è romanzo sociale perché è incentrato sul disagio. Adesso c’è ancora di più un carico da novanta sulle spalle dei giallisti perché non esiste quasi più la figura del giornalista di indagine. È anche colpa del flusso di notizie a cui siamo soggetti che incentiva una trattazione superficiale dei temi.
I giallisti usano metodi di indagine giornalistica?
I giallisti seri si documentano. La ricerca vera e propria viene sviluppata soprattutto quando il giallista racconta una realtà che conosce poco. Un esempio è Carlotto in “Il Maestro di nodi”.Una documentazione approfondita sui fatti c’è anche quando il fatto è realmente accaduto. Oppure quando si va indietro negli anni.
Come mai la letteratura non gialla non riesce a raccontare le storie della realtà?
Io non so cosa succede da cinque anni a questa parte. Sicuramente se la gente ha cominciato a preferire i gialli, è anche perché si è stufata di leggere le solite 200 pagine che girano attorno all’ombelico dell’autore. La gente comincia ad essere annoiata dai romanzi che non raccontano vere storie.
Ma i gialli raccontano la realtà?
Spesso i giallisti raccontano argomenti di cui si parla poco e che esplodono, come casi, anni dopo. Alicia Gimeènez-Bartelett, ad esempio, in “Un giorno da cani”, ha ambientato la sua storia nel mondo delle scommesse di cani, perché per caso ha letto su un giornale una notizia breve e ha deciso di farne il centro del proprio romanzo. Due anni dopo è scoppiato il caso.
È successa la stessa cosa a Lucarelli: in “Falange armata” ha ipotizzato che nella banda della uno bianca ci fosse un poliziotto. Neanche la sua fantasia aveva immaginato una banda composta da quattro! Io la penso come Gianni Biondillo, giallista che è ancora più legato al territorio italiano, descrivendo la periferia milanese di Quarto Oggiaro: gli scrittori sono come delle paraboliche che assorbono tutte le notizie e che hanno strumenti diversi da quelli dei lettori per elaborarle e ridarle. E a volte lo scrittore non lo decide neppure coscientemente. Altre volte sì, come nel caso di Carlotto, che sceglie coscientemente di prendere in esame un argomento d’attualità. Può anche capitare che la scrittura costituisca il pretesto per approfondire un argomento d’attualità.
Che differenza c’è tra il lettore che conosce il contesto in cui è ambientato il romanzo e il lettore che non lo conosce?
La differenza esiste, eccome. E’ più facile che un milanese legga un libro ambientato a Milano rispetto a un non milanese; questo perché alla maggior parte delle persone piace leggere qualcosa in cui riconoscersi. Per la stessa ragione i bambini amano sentire sempre la stessa favola. Ma da qui a dire che la riconoscibilità di un contesto sposta in maniera rilevante le vendite….E poi siamo sicuri che la descrizione dei contesti in cui sono ambientate le storie siano realmente fedeli ai contesti reali?
Ma è innegabile che ci siano degli autori - Camilleri è un esempio - che raccontano con fedeltà la propria terra…
Camilleri? Racconta una terra non vivendoci da 50 anni!
Esiste una differenza tra il giallo moderno e quello antico?
Il giallo antico risponde alla domanda chi, quello moderno risponde alla domanda perché. È più importante sapere perché è avvenuto un delitto, piuttosto che sapere chi lo ha commesso. Poi il gioco d’astuzia del protagonista costituisce l’appeal del giallo. Ma molto spesso oggi si usano i meccanismi del giallo per raccontare altro. La vittima da oggetto è diventata soggetto. Quindi, oltre al perché, è importante anche sapere chi era veramente quello che è stato ucciso. Nel giallo antico e cose erano diverse: per Agata Christie il morto era solo il meccanismo per costruire un puzzle, il pretesto per raccontare la storia. Tornando a Lucarelli, le ragioni del successo della trasmissione “Blu Notte” sono proprio da rintracciare nella modernità con cui l’autore tratta le storie: la vittima è soggetto, non oggetto, e le storie vengono raccontate con un grande rispetto per i parenti delle vittime e una rigorosità nel racconto della storia.
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