
Gianroberto, però, inizia la sua carriera alla Olivetti sposando la filosofia manageriale del fondatore della fabbrica di Ivrea, Adriano: «L'azienda basata sul valore dell'uomo». E infatti alla Webegg, società di cui è stato amministratore delegato dopo l’esperienza in Olivetti, la protezione dei dipendenti era totale: dai corsi di formazione all'assistenza legale, psicologica, alimentare, ai prestiti di denaro. Autore di libri come «Il web è morto, viva il web», assieme al fratello Davide e a Mario Bucchich (anche loro soci della Casaleggio associati, insieme a Davide Federico, Luca Eleuteri ed Enrico Sassoon), Gianroberto Casaleggio è diventato, infine, il consigliere numero uno di Beppe Grillo nelle strategie di comunicazione. C’è, però, un altro nome noto tra i suoi clienti: Antonio Di Pietro. Ma se il Ministro delle Infrastrutture e il comico genovese non si negano ai microfoni, lui, Gianroberto, di interviste ne concede poche. E, da un po’ di tempo, ha deciso, insieme ai soci, di non concederne affatto. Le loro riflessioni sui media tradizionali sono infatti sfociate in una silenzio stampa totale. Sia il responsabile delle relazioni con i media della Casaleggio Associati Mario Bucchich sia l’associato Enrico Sassoon, nonostante i suoi 26 anni di servizio al Sole24ore, declinano cortesemente, ringraziando per l’opportunità che gli è stata offerta, qualsiasi domanda venga loro posta dai giornalisti.
“Se vuoi entrare in questo mondo, devi giocare con le sue regole. Non ci sono filtri”, commenta Marco Zamperini, uno dei guru del Web 2.0, a capo della divisione tecnologia della Etnoteam, azienda con 3.000 dipendenti che si occupa di consulenza strategica per le aziende. “Chiudersi ai media potrebbe rivelarsi un boomerang e trasformare strategie vincenti in tattiche di medio periodo”.
Come mai la Casaleggio ha puntato molto sul blog di Beppe Grillo? La risposta è in un commento di Gianroberto al volume “The social logic of politics” del politologo Alan Zuckerman, in cui il manager italiano sostiene che le persone sono influenzate nelle scelte politiche in modo significativo dalle comunità di riferimento, dagli amici e dalla famiglia. E grandi comunità di riferimento oggi possono essere proprio i blog e tutto ciò che si muove intorno a queste piattaforme. Ma se Grillo, allora, fosse amico di tutti, e se il suo blog, come è già successo, diventasse il punto di riferimento di migliaia di persone, allora è plausibile pensare che “l’uomo dell’antipolitica” diventerà l’uomo della politica nel web 2.0?
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