“Ho trovato il paradiso: ecco il mio primo pensiero appena arrivato in Italia”. Aveva diciannove anni Zitoun Hakim quando, nel 1991, ha deciso di lasciare l’Algeria. Era stato un cugino a convincerlo: “Vieni, qui c’è lavoro anche per te”. Da allora sono passati diciassette anni e, per vivere, di lavori Zitoun ne ha cambiati tanti, sempre con la convinzione, però, di aver fatto la scelta giusta. “E’ stata durissima – racconta – perché parte della mia famiglia è ancora lì, ma non avevo alcuna scelta. Ho sempre pensato che sarebbe stato meglio andare via, girare il mondo, piuttosto che restare a casa”.
Il primo capitolo di questa storia si apre in Campania, dove, per quattro anni, Zitoun lavora come bracciante. Dai campi alle bancarelle. Grazie a due coniugi napoletani (“persone squisite, mi hanno ospitato a casa loro”), Zitoun inizia a vendere frutta e verdura ai mercati rionali. Trenta mila lire è la paga quotidiana e per un po’ sembrano bastare. Ma quando, alla fine del 1996, arriva la chiamata di un suo amico algerino dal ricco Nord-Est, l’uomo non ci pensa un attimo. E parte, di nuovo. Destinazione: Treviso. Il lavoro lo ha cercato da solo, bussando alle porte delle aziende, e non è stato difficile trovarlo. Poi si è rivolto alle agenzie. La prima assunzione arriva da una cooperativa vinicola, ma dopo qualche mese l’algerino passa in una fabbrica di ceramiche con un contratto di formazione. Poi Zitoun si trasferisce in un cantiere navale a Porto Marghera (Venezia).
Quattro lavori diversi in meno di dodici mesi, uno stress per chiunque ma non per lui che preferisce gli impieghi “a scadenza”. Il perché è chiaro: in questo modo può tornare in Algeria ogni anno anche per tre mesi consecutivi. Lui, alla sua terra, è molto legato e anche in Italia frequenta quasi esclusivamente connazionali. Andare via dal Veneto, però, è un’ipotesi che non ha preso in considerazione perché “ho provato in altre città e ho anche valutato di trasferirmi all’estero, ad esempio in Francia o Germania, ma a Treviso il lavoro non mi è mai mancato”. I rapporti con i superiori, inoltre, sono sempre stati buoni. Grazie alla conoscenza delle lingue, Zitoun ha dato ripetizioni di francese al figlio del suo capo. “Ma non ho più continuato – racconta –: quello che faccio ora è soprattutto scaricare e caricare”. Lo dice con una punta di dispiacere e, infatti, alle sue figlie Shara e Marian, augura “di poter studiare per fare qualcosa di più bello”. Al momento Zitoun è in cerca di un impiego, dopo aver lavorato come metalmeccanico in un’azienda vicina al fallimento. A giorni dovrà sostenere tre colloqui. “Mi piacciono i motori – conclude - anche se so fare molte cose. Nell’ultima azienda ho svolto fino a quattro diversi tipi di mansioni. Aver cambiato spesso lavoro è servito per sviluppare sempre nuove competenze”.
(su "Metropoli" di Repubblica, 16 novembre 2008)
lunedì 17 novembre 2008
lunedì 27 ottobre 2008
Giorni caotici, e io ritorno al mio blog...
“Discorso pronunciato al III Congresso in difesa della Scuola nazionale a Roma l’11 febbraio 1950” da Pietro Calamandrei
Facciamo l'ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione , non la vuole violare in sostanza. Non vuol fare la marcia su Roma e trasformare l'aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura. Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole dipartito? Si accorge che le scuole di Stato hanno il difetto di essere imparziali. C'è una certa resistenza; in quelle scuole c'è sempre, perfino sotto il fascismo c'è stata. Allora, il partito dominante segue un'altra strada (è tutta un'ipotesi teorica, intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori si dice di quelle di Stato. E magari si danno dei premi, come ora vi dirò, o si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A "quelle" scuole private. Gli esami sono più facili, si studia meno e si riesce meglio. Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata. Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di Stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato per dare la prevalenza alle sue scuole private. Attenzione, amici, in questo convegno questo è il punto che bisogna discutere. Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tener d'occhio i cuochi di questa bassa cucina.
L'operazione si fa in tre modi: ve l'ho già detto: rovinare le scuole di Stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private.
Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette.
Dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto."
Facciamo l'ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione , non la vuole violare in sostanza. Non vuol fare la marcia su Roma e trasformare l'aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura. Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole dipartito? Si accorge che le scuole di Stato hanno il difetto di essere imparziali. C'è una certa resistenza; in quelle scuole c'è sempre, perfino sotto il fascismo c'è stata. Allora, il partito dominante segue un'altra strada (è tutta un'ipotesi teorica, intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori si dice di quelle di Stato. E magari si danno dei premi, come ora vi dirò, o si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A "quelle" scuole private. Gli esami sono più facili, si studia meno e si riesce meglio. Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata. Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di Stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato per dare la prevalenza alle sue scuole private. Attenzione, amici, in questo convegno questo è il punto che bisogna discutere. Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tener d'occhio i cuochi di questa bassa cucina.
L'operazione si fa in tre modi: ve l'ho già detto: rovinare le scuole di Stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private.
Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette.
Dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto."
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domenica 17 agosto 2008
domenica 3 agosto 2008
Back to life
Un 22 giugno da bollino giallo, quello per i casi non gravi ma da valutare.
ore 20: tutti gli italiani incollati alla tv. Europei 2008, ultima partita per l'Italia.
ore 20.20: volo di tre metri dalla moto (distrutta). Spalla ko. Ricovero in ospedale a Monza. Operazione e dolori.
Un mese e più trascorso in totale nullafacenza: niente lavoro, niente vacanze, io e il caldo milanese.
Il battesimo di chi viaggia su due ruote da poco, mi hanno detto in ascensore qualche giorno fa. Peccato che non sia stato cercato, nè voluto.
Il resto è roba degli ultimi giorni: tento di scrivere con due mani ora che non ho più alcun ferro nella spalla sinistra e il tutore è nel cestino.
Per chi fa il mio mestiere, non c'è punizione peggiore che un allontanamento forzato dalla tastiera. Una sola mano è sufficiente per rispondere alle mail, per navigare su Internet o per aggiornare il proprio status su Facebook, ma il resto si trasforma in una fatica assurda e si lascia perdere.
Così passano i giorni: i primi davanti alla televisione, aspettando che il corpo butti fuori i veleni dell'anestesia, poi c'è la fase del racconto, della sintesi, delle valutazioni. Poteva andare peggio - c'è l'assicurazione - la direttrice del sito che non preoccuparti riprenderai con calma quando ce la farai - la mamma che si fa 900 km per aiutarti - gli amici veri (ho due angeli custodi che si chiamano Flavia e Francesca) che ti sono vicini e quelli che invece sono assenti...
nel mezzo, la consapevolezza di una terapia riabilitativa che sarà lunghissima, un'amicizia particolare che non sai come definire ma che giudichi dolcissima nonostante tutto, la fragilità, la tristezza...tanti pensieri che scorrono nella mente sul filo dei giorni che passano.
Il mio corpo come una macchina impazzita: fino alle 20. 20 di quella maledetta domenica, prima di svoltare a destra per via delle Industrie, andava a tremila, poi si è fermata di colpo - proprio come la nostra moto - ed è rimasta senza una goccia di benzina.
Domani, però, si riparte. Lentamente si torna alla normalità.
Oggi ho fatto una doccia normale, ho preso un tram senza aver paura della gente e mi accontento di questo.
Così il San Gerardo di Monza diventerà piano piano solo un ricordo. Evviva!
ore 20: tutti gli italiani incollati alla tv. Europei 2008, ultima partita per l'Italia.
ore 20.20: volo di tre metri dalla moto (distrutta). Spalla ko. Ricovero in ospedale a Monza. Operazione e dolori.
Un mese e più trascorso in totale nullafacenza: niente lavoro, niente vacanze, io e il caldo milanese.
Il battesimo di chi viaggia su due ruote da poco, mi hanno detto in ascensore qualche giorno fa. Peccato che non sia stato cercato, nè voluto.
Il resto è roba degli ultimi giorni: tento di scrivere con due mani ora che non ho più alcun ferro nella spalla sinistra e il tutore è nel cestino.
Per chi fa il mio mestiere, non c'è punizione peggiore che un allontanamento forzato dalla tastiera. Una sola mano è sufficiente per rispondere alle mail, per navigare su Internet o per aggiornare il proprio status su Facebook, ma il resto si trasforma in una fatica assurda e si lascia perdere.
Così passano i giorni: i primi davanti alla televisione, aspettando che il corpo butti fuori i veleni dell'anestesia, poi c'è la fase del racconto, della sintesi, delle valutazioni. Poteva andare peggio - c'è l'assicurazione - la direttrice del sito che non preoccuparti riprenderai con calma quando ce la farai - la mamma che si fa 900 km per aiutarti - gli amici veri (ho due angeli custodi che si chiamano Flavia e Francesca) che ti sono vicini e quelli che invece sono assenti...
nel mezzo, la consapevolezza di una terapia riabilitativa che sarà lunghissima, un'amicizia particolare che non sai come definire ma che giudichi dolcissima nonostante tutto, la fragilità, la tristezza...tanti pensieri che scorrono nella mente sul filo dei giorni che passano.
Il mio corpo come una macchina impazzita: fino alle 20. 20 di quella maledetta domenica, prima di svoltare a destra per via delle Industrie, andava a tremila, poi si è fermata di colpo - proprio come la nostra moto - ed è rimasta senza una goccia di benzina.
Domani, però, si riparte. Lentamente si torna alla normalità.
Oggi ho fatto una doccia normale, ho preso un tram senza aver paura della gente e mi accontento di questo.
Così il San Gerardo di Monza diventerà piano piano solo un ricordo. Evviva!
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lunedì 2 giugno 2008
Il web 2.0 come Darwin
Non ho mai pensato che con il Web 2.0 si potessero fare grandi affari, o meglio, non ho mai pensato che per tutte le aziende il Web 2.0 potesse essere l'Eldorado. Anche qui vince l'Idea, ma se le idee sono troppe e inconcludenti, va da sé che sul mercato avviene la famosa selezione darwiniana. Così leggo questo post, e non mi sorprendo più di tanto. Le aspettative erano troppo alte e, come per tutte le novità entusiasmanti, a un certo punto si ritorna con i piedi a terra.
domenica 1 giugno 2008
Napoli addio, a 50 anni vado via
Non sono soltanto i giovani, carichi di belle speranze, a lasciare il paese o la città d'origine. Si può fare la valigia anche a cinquant'anni. Può succedere, quando non si ha più la forza di sperare e si è stanchi di tutto, monnezza in primis. Antonio e sua moglie hanno chiesto il trasferimento. Vivono da una vita nel Napoletano, hanno due figli non più adolescenti ma non ancora autonomi, una carriera nella Pubblica Amministrazione. La loro domanda è stata accettata: la moglie ha ottenuto come destinazione il ricco Veneto e il marito spera di ricevere anche lui quella telefonata che ti cambia la vita. E te la cambia davvero, se non vedi l'ora di lasciarti alle spalle tutto quello che leggi sui giornali e che sai essere "maledettamente vero", esattamente "come tutto quello che avete letto su Gomorra". E' una storia triste quando sono la stanchezza e il fastidio, l'irritazione di vivere una certa quotidianità, tra il fetore e l'arrendevolezza, a determinare quel cambiamento giudicato "sempre più necessario". Anche (e forse soprattutto) a 50 anni.
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giovedì 29 maggio 2008
mercoledì 28 maggio 2008
Pizzo in Rete
La criminalità ha trovato terreno fertile in Internet. Oggi si chiede il "pizzo" anche per bloccare gli attacchi ai siti... LEGGI
lunedì 26 maggio 2008
Cibo, morte e aria condizionata sul web
C'è chi sul web ha un blog dove racconta, per immagini, venti anni di vita, fino al giorno della propria morte, dovuta ad una grave malattia. C'è chi, invece, descrive (o meglio fotografa) quello che mangia.
Questo è uno strano mondo, dove si incontrano persone e storie di ogni tipo. Drammatiche, banali, quotidiane, interessanti, a volte notizie.
Ho in progetto di aprire il mio terzo blog ospitato dal sito web per il quale lavoro. Cosa raccontare? Al momento la mia fonte d'ispirazione sono le finestre e il bocchettone dell'aria condizionata. Non mi sembrano elementi eccellenti. O forse sì...mumble mumble...
Questo è uno strano mondo, dove si incontrano persone e storie di ogni tipo. Drammatiche, banali, quotidiane, interessanti, a volte notizie.
Ho in progetto di aprire il mio terzo blog ospitato dal sito web per il quale lavoro. Cosa raccontare? Al momento la mia fonte d'ispirazione sono le finestre e il bocchettone dell'aria condizionata. Non mi sembrano elementi eccellenti. O forse sì...mumble mumble...
venerdì 23 maggio 2008
Simone l'evangelista
Un nuovo lavoro, nuovi obiettivi. Ci sono storie che incoraggiano, storie di chi, grazie alla passione, ha avuto quello che ha sempre sognato. La mia giornata è iniziata con il racconto di un personaggio caparbio. Lui è Simone. Ora è felice anche se per realizzare i suoi sogni è andato via dall'Italia. Ma anche questo non fa più notizia...
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domenica 11 maggio 2008
Mamme tra cuore e ragione
Chi glielo spiega a Regina che a ventinove anni fare un figlio è un’impresa? Che se si è precari, l'impresa diventa impossibile? La mia ospite di Vilnius - ma residente a Monaco - stamattina ha strabuzzato gli occhi più volte quando ha sentito che per una quasi trentenne come me "ora un figlio è una sciagura". "Una cosa così bella, una grande realizzazione, magari non ora ma in un prossimo futuro", ha detto la mia amica. Forse per colpa del pessimo inglese, non è stato facile raccontare a Regi che, qualche giorno fa, in Italia, una coetanea ha scritto al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che dovrà abortire perchè i soldi non bastano (no, non è sola, ha una fede al dito). Sandra, campana, ha deciso di non partorire perché "la ragione prevale sul cuore" (poi ha cambiato idea, ma l'ha cambiata quando l'Italia intera, e poi due ministre, hanno solidarizzato con lei...). Non si tratta di cinismo. Oggi è la festa della mamma e i 900 chilometri che mi separano dalla mia sono stati compensati da decine di dolcissime telefonate. Ma diventare mamma significa abbracciare una scelta coraggiosa, dalla quale non si torna indietro. Lo sa bene la mia amica Mari che si domanda se sarà mai una brava madre, ipotizzando la giusta ricetta. Che non esiste, lo sappiamo tutti, lei per prima (che è già un'ottima mamy). Ma di certo una saggia (e necessaria) soluzione sarebbe quella di dare una mano in più a chi vuole vivere le gioie della maternità. Su "Io donna", l'inserto femminile del Corriere della Sera, la neodeputata Beatrice Lorenzin, 36 anni, dice che "bisogna creare le condizioni perchè la maternità sia resa possibile, perchè una donna incinta non venga trattata quasi come una malata", salvo poi scoprire, qualche pagina dopo, che l'Italia dedica solo l'1,1% del Pil alla famiglia (mentre la Svezia spende più del doppio). Invece alla mamma della mia nipotina inglese il comune di Bedford ha dato una casa, senza chiedere un soldo e con un aiuto economico ogni mese…
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domenica 20 aprile 2008
Prospettive di sicurezza
Oggi tutti parlano di sicurezza. Dopo l'ultimo orribile episodio a Roma e la violenza su una studentessa a Milano, la sicurezza è di nuovo un ottimo strumento in mano ai politici per espletare il quotidiano gioco delle parti. Sempre oggi, mentre i tg aggiornavano gli italiani sugli ultimi episodi di cronaca, ho fatto un lungo viaggio in metropolitana in compagnia di un libro dal titolo "Con gli occhi del nemico. Raccontare la pace in un paese di guerra" di David Grossman. A pagina 67 anche Grossman dice la sua sul concetto di sicurezza, e lo fa con l'occhio dell'ebreo che vive quotidianamente il conflitto arabo-israeliano. Nulla a che vedere con l'Italia, però...
Così l'intellettuale: "Non sono un esperto di sicurezza, e può darsi che i sicurezzologi professionisti liquidino le mie parole come fantasie di un perfetto dilettante. E tuttavia proverò a dire cose che anche un ignorante come me comprende. Sicurezza non significa soltanto un esercito forte. Sicurezza, nella sua accezione più ampia, significa anche un'economia forte e stabile, una riduzione del divario sociale e una crescita della coesione interna, un buon sistema educativo, la legalità, l'identificazione dei diversi gruppi sociali con lo Stato e i suoi obiettivi, la scelta da parte delle élites di restare nel paese e contribuire al suo progresso..."
Così l'intellettuale: "Non sono un esperto di sicurezza, e può darsi che i sicurezzologi professionisti liquidino le mie parole come fantasie di un perfetto dilettante. E tuttavia proverò a dire cose che anche un ignorante come me comprende. Sicurezza non significa soltanto un esercito forte. Sicurezza, nella sua accezione più ampia, significa anche un'economia forte e stabile, una riduzione del divario sociale e una crescita della coesione interna, un buon sistema educativo, la legalità, l'identificazione dei diversi gruppi sociali con lo Stato e i suoi obiettivi, la scelta da parte delle élites di restare nel paese e contribuire al suo progresso..."
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sabato 19 aprile 2008
L'Emilia sceglie il verde (quello della Lega)
La sintesi di questa tornata elettorale ci viene gentilmente offerta oggi dal Corriere della Sera, in un articolo a firma di Marco Imarisio. Aneddoto illuminante, molto più di tutti gli editoriali letti in questi giorni.
Qualche anno fa, il compagno Maselli Loris, abitante a Sassuolo in via Gramsci ("non a caso"), operaio specializzato addetto al montaggio di pompe idrauliche su linea in quel di Nonantola, andò al comizio del compagno Diliberto Oliviero. Quando il segretario del Pdci scese dal palco, lo avvicinò per sottoporgli una questione che a lui sembrava piuttosto importante. "Mia moglie - disse - quando va al Carrefour deve guardarsi le spalle mentre carica la spesa nel bagagliaio. Lì c'è pieno di marocchini che rubano". Diliberto si voltò e rispose infilando una serie di "ismi". Più o meno disse: "Non possiamo abiurare alla scelta del terzomondismo, anche se gli effetti del mondialismo non vanno sottovalutati". Maselli ci pensò, poi trasse le sue conclusioni: "Compagno Diliberto, ma va' a caghèr".
Qualche anno fa, il compagno Maselli Loris, abitante a Sassuolo in via Gramsci ("non a caso"), operaio specializzato addetto al montaggio di pompe idrauliche su linea in quel di Nonantola, andò al comizio del compagno Diliberto Oliviero. Quando il segretario del Pdci scese dal palco, lo avvicinò per sottoporgli una questione che a lui sembrava piuttosto importante. "Mia moglie - disse - quando va al Carrefour deve guardarsi le spalle mentre carica la spesa nel bagagliaio. Lì c'è pieno di marocchini che rubano". Diliberto si voltò e rispose infilando una serie di "ismi". Più o meno disse: "Non possiamo abiurare alla scelta del terzomondismo, anche se gli effetti del mondialismo non vanno sottovalutati". Maselli ci pensò, poi trasse le sue conclusioni: "Compagno Diliberto, ma va' a caghèr".
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mercoledì 16 aprile 2008
Uomini amici: tesoretto o truffa?
Passata la sbornia elettorale, l'attenzione si sposta su temi più frivoli. Uomini, ad esempio. Una serie di conversazioni telefoniche mi ha fatto riflettere sull'ormai abusato concetto di amicizia uomo-donna. Ho sempre sostenuto che un uomo senza amiche non è un uomo interessante. Ma un uomo con tante amiche (solo amiche) e con "non tanti amici" quanto può essere affidabile in un rapporto di coppia? Così ho deciso di trovare una risposta (o una soluzione) spulciando sul web. Il risultato è stato esilerante. Prima sono incappata nel blog di Barbagianni che, basandosi su una serie di sillogismi, conclude che "se sei amico di una donna, allora sei solo un amico", poi in un post lasciato da Angelo il quale, dopo aver scritto un inno alla donna e alla bellezza che il gentil sesso emana (a differenza degli uomini), fa capire che è impossibile non avere amiche donne. In seguito ho sorriso leggendo Alessandro che "sogna di vivere in un mondo dove le donne sono amate, rispettate, e protette, come quei fiori bellissimi, che si tengono in poggiolo, in giardino, ai quali si parla, che si abbeverano, che si amano, fino all’ultima foglia". Lo Zio Francesco, infine, sostiene seraficamente che "se posso avere uomini come amici posso avere anche amiche donne". Parole rassicuranti. Finchè non leggo il commento di david che è stufo di avere tante amiche donne che "ti scartano e poi ti cercano perchè sei il loro migliore amico". Ok, ma la domanda è ancora lì: un uomo (etero) con tante amiche che tipo di uomo è? Anche Aristotele a suo tempo ci pensò e tentò di dare una risposta. Che tuttavia non arrivò mai, o forse sì, ma non è quella che si vorrebbe.
martedì 8 aprile 2008
Maledette elezioni
Oggi ho scritto una lettera a Zucconi. Volevo lamentarmi e volevo farlo con chi quotidianamente riceve centinaia (credo) mail di cittadini incazzati. E questa è la mia: "Gentile Zucconi, sto facendo un po' di conti: se torno nel mio paese natale per esercitare un mio diritto - votare - mi toccherà spendere quasi cento euro, prendere un giorno di vacanza, rinunciare a studiare per il mio esame di Stato (sfido chiunque a farlo su un Eurostar, la gente aspetta di salire su un treno per fare tutte le telefonate che normalmente non farebbe...), peggiorare il mio raffreddore e stancarmi non poco, visto che si tratta di percorrere oltre 1800 chilometri in tre giorni. Sono molisana, ma da un anno e mezzo vivo stabilmente a Milano. Non ho ancora cambiato residenza perché prima vorrei capire cosa sarà del mio futuro (e dove). Ma davvero non capisco: ci si lamenta dell'astensionismo, Ilvo Diamanti tocca le corde profonde di noi elettori con i suoi reportage sul "mondo dei non votanti", ed io... non ce la posso fare. Yes, we can (not).
ps: ovviamente questo problema è solo italiano. Certo, se fossi in Argentina potrei votare senza problemi...". Maledetta scheda elettorale.
ps: ovviamente questo problema è solo italiano. Certo, se fossi in Argentina potrei votare senza problemi...". Maledetta scheda elettorale.
martedì 1 aprile 2008
E ora tutti a lavoro
Milano ce l'ha fatta. E i turchi vanno via da Parigi senza dire una parola. E' venuto il momento di rimboccarsi le maniche. Ci saranno tanti soldi da usare bene, tante cose da fare. Da oggi al 2015 (ma anche dopo) questa città sarà sempre più sotto i riflettori, nazionali e mondiali. I timori di costruire cattedrali nel deserto o di spendere ben oltre quello che le tasche permettono c'è. Io voglio crederci (siamo in tanti). Ma intanto leggo il commento di Michele Serra...
lunedì 31 marzo 2008
Stop al gender divide!
Di tante iniziative di co-marketing lanciate dalle aziende per catturare l'attenzione delle donne, questa mi sembra la più intelligente di tutte. Perchè se c'è un modo per l'ormai ex gentil sesso di emergere, questo modo deve comprendere anche la tecnologia, internet e tutti i nuovi modi di fare comunicazione, un territorio in cui le donne sanno bene come muoversi. Web al femminile: maratona delle e per le donne, con videochat, e-learning, inchieste, interviste. Per saperne di più, leggi qui e qui. Un altro passo per dire basta al gender divide!
venerdì 28 marzo 2008
Teste da reporter
Il nostro canale su Youtube pare sia molto apprezzato...ne parla anche il Sole 24 Ore, nel blog del giornalista Antonio Carlo Larizza. Grazie ancora al nostro Ciccio e all'impegno degli altri colleghi del secondo anno del master. Ad maiora!
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I trappoloni dei social network
I rischi ci sono, soprattutto se si è in cerca di lavoro. Gli amanti di Facebook sono avvisati: una foto e/o una frase compromettente su uno dei più famosi social network nel mondo, possono costare il posto di lavoro (senza tener conto dei rapporti interpersonali). L'allarme viene dal The Times, il noto quotidiano inglese, che già il 4 febbraio titolava: "Keeping a cool profile on Myspace could just cost you your next post", rivelando che "un impiegato su 5 ha usato internet per cercare informazioni sui candidati e che i due terzi di questi hanno detto di essere stati influenzati nelle decisioni da quello che hanno trovato sul web". Nessuna novità: tutti cerchiamo informazioni nella Rete ma quanti immaginavano la possibilità di conseguenze così negative per una mossa sbagliata (da parte nostra o da parte di amici ingenui) su Facebook o su Myspace? Qualche giorno fa, lo stesso giornale è ritornato sul'argomento raccontando che molte associazioni per la difesa dei diritti dei bambini e degli adolescenti sono sul piede di guerra: il loro obiettivo è capire come fermare legalmente le aziende e impedire che le informazioni prese dai social network possano essere usate per le selezioni, sia all'università, sia sul posto di lavoro. La questione del rispetto della privacy su internet e dell'utilizzo delle informazioni che girano nella Rete è ben lontana dall'essere risolta.
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giovedì 27 marzo 2008
Livio Berruti: l'atletica impari dalla piscina
di Michela Marra (Avvenire, 20 marzo 2008)
Ora che in vasca l’Italia del nuoto si è rimessa a pescare una medaglia dietro l’altra, fa ancora più clamore la distanza che separa gli azzurri in piscina (quattro podi solo nella prima giornata agli Europei) e quelli sulle piste di atletica. Una vera rivoluzione rispetto a quello che succedeva 10-15 anni fa quando a primeggiare a livello mondiale erano i fondisti come Antibo, Cova, Mei, i maratoneti come Bordin, sino ai salti della leonessa Fiona May e agli ostacoli d’oro di Fabrizio Mori. Oggi le parti sembrano essersi completamente rovesciate: il nuoto domina, sogna in grande verso i Giochi di Pechino (e trascina sul podio anche gli azzurri dei tuffi e le sincronette), l’atletica arranca. Ancorata a tre nomi d’eccellenza: Stefano Baldini, oro nella maratona ad Atene 2004, Andrew Howe e Antonietta Di Martino. I recenti Mondiali indoor di Valencia hanno mostrato tutti i limiti: senza Howe, rimasto a casa, e con la Di Martino subito ko nell’alto, l’Italia non ha raccolto neppure una medaglia, sfiorando il podio solo con Donato nel triplo. Pochi talenti in pista, pochi giovani su cui puntare. Sono lontanissimi gli anni d’oro di Mennea, della Simeoni, di un torinese mingherlino, Livio Berruti, che correva con gli occhiali scuri e i calzettoni bianchi e che un giorno d’estate di 48 anni fa incantò il mondo alle Olimpiadi di Roma, vincendo l’oro ed eguagliando il primato mondiale sui 200 metri. Berruti non ha perso un grammo della grinta che lo portò sul podio, ma con amarezza deve rimarcare che oggi la realtà è molto diversa. «L’atletica è uno sport faticoso che richiede preparazione e passione. In pista sei solo con le tue forze e i tuoi pensieri, non puoi incolpare nessuno in caso di sconfitta come può succedere negli sport di squadra. Hai molta pressione e ti confronti davvero con tutto il mondo, non è facile emergere. Inoltre oggi prevale una cultura esasperata dell’immagine e della vittoria a tutti i costi. Lo sport è sempre più condizionato dagli sponsor: ormai tutto dipende da quanto e cosa guadagni».
Negli ultimi anni si nota una certa disaffezione verso l’atletica. Perché? «La prima causa è la cattiva gestione dello sport nelle scuole. E anche la Federazione ha le sue colpe. Un tempo l’atletica era lo sport principale, attirava centinaia di ragazzi: poi è diventata del tutto marginale. Il nuovo presidente della Fidal, Franco Arese, sta cercando di rimediare, ma ci vorrà ancora tempo per raggiungere discipline come il nuoto che hanno lavorato benissimo in questi anni ».
Toto Olimpiadi: a Pechino su chi può puntare l’atletica italiana?
«Su Andrew Howe, in primis. È un vero talento e ha quello spirito garibaldino che gli permette di gestire le tensioni della gara e arginare l’eccesso di responsabilità di cui è stato caricato. E ha come allenatrice sua madre (Renée Felton, ex ostacolista), forse anche troppo grintosa, ma che sa spronarlo alla grande. A Pechino può ripetere l’argento dei Mondiali, ma deve imparare a controllarsi (a Osaka esultò in modo sfrenato ancor prima che saltasse il panamense Saladino, poi oro). Bravissima anche la Di Martino, peccato che paghi qualche cm in altezza rispetto alle sue rivali. Per il resto, non vedo grandi nomi. Ma da qui ai Giochi salterà fuori qualche sorpresa...».
Ora che in vasca l’Italia del nuoto si è rimessa a pescare una medaglia dietro l’altra, fa ancora più clamore la distanza che separa gli azzurri in piscina (quattro podi solo nella prima giornata agli Europei) e quelli sulle piste di atletica. Una vera rivoluzione rispetto a quello che succedeva 10-15 anni fa quando a primeggiare a livello mondiale erano i fondisti come Antibo, Cova, Mei, i maratoneti come Bordin, sino ai salti della leonessa Fiona May e agli ostacoli d’oro di Fabrizio Mori. Oggi le parti sembrano essersi completamente rovesciate: il nuoto domina, sogna in grande verso i Giochi di Pechino (e trascina sul podio anche gli azzurri dei tuffi e le sincronette), l’atletica arranca. Ancorata a tre nomi d’eccellenza: Stefano Baldini, oro nella maratona ad Atene 2004, Andrew Howe e Antonietta Di Martino. I recenti Mondiali indoor di Valencia hanno mostrato tutti i limiti: senza Howe, rimasto a casa, e con la Di Martino subito ko nell’alto, l’Italia non ha raccolto neppure una medaglia, sfiorando il podio solo con Donato nel triplo. Pochi talenti in pista, pochi giovani su cui puntare. Sono lontanissimi gli anni d’oro di Mennea, della Simeoni, di un torinese mingherlino, Livio Berruti, che correva con gli occhiali scuri e i calzettoni bianchi e che un giorno d’estate di 48 anni fa incantò il mondo alle Olimpiadi di Roma, vincendo l’oro ed eguagliando il primato mondiale sui 200 metri. Berruti non ha perso un grammo della grinta che lo portò sul podio, ma con amarezza deve rimarcare che oggi la realtà è molto diversa. «L’atletica è uno sport faticoso che richiede preparazione e passione. In pista sei solo con le tue forze e i tuoi pensieri, non puoi incolpare nessuno in caso di sconfitta come può succedere negli sport di squadra. Hai molta pressione e ti confronti davvero con tutto il mondo, non è facile emergere. Inoltre oggi prevale una cultura esasperata dell’immagine e della vittoria a tutti i costi. Lo sport è sempre più condizionato dagli sponsor: ormai tutto dipende da quanto e cosa guadagni».
Negli ultimi anni si nota una certa disaffezione verso l’atletica. Perché? «La prima causa è la cattiva gestione dello sport nelle scuole. E anche la Federazione ha le sue colpe. Un tempo l’atletica era lo sport principale, attirava centinaia di ragazzi: poi è diventata del tutto marginale. Il nuovo presidente della Fidal, Franco Arese, sta cercando di rimediare, ma ci vorrà ancora tempo per raggiungere discipline come il nuoto che hanno lavorato benissimo in questi anni ».
Toto Olimpiadi: a Pechino su chi può puntare l’atletica italiana?
«Su Andrew Howe, in primis. È un vero talento e ha quello spirito garibaldino che gli permette di gestire le tensioni della gara e arginare l’eccesso di responsabilità di cui è stato caricato. E ha come allenatrice sua madre (Renée Felton, ex ostacolista), forse anche troppo grintosa, ma che sa spronarlo alla grande. A Pechino può ripetere l’argento dei Mondiali, ma deve imparare a controllarsi (a Osaka esultò in modo sfrenato ancor prima che saltasse il panamense Saladino, poi oro). Bravissima anche la Di Martino, peccato che paghi qualche cm in altezza rispetto alle sue rivali. Per il resto, non vedo grandi nomi. Ma da qui ai Giochi salterà fuori qualche sorpresa...».
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martedì 18 marzo 2008
lunedì 17 marzo 2008
Mi scusi se la disturbo & friends
"Mi scusi se la disturbo, le rubo solo 5 minuti per presentarle un'alternativa che, credo, non la deluderà". Quante volte abbiamo sentito frasi simili? Le usiamo per sembrare gentili, non eccessivamente sicuri del fatto nostro e per entrare con calma nel territorio altrui. E, invece, nulla di più sbagliato. Per Emanuele Sacchi, formatore da una vita, queste sono "frasi killer", ovvero "quelle proposizioni che dopo il non hanno un verbo negativo". Ho incontrato questo simpatico signore, che mi ha fatto pensare a Ennio Doris (!), durante un convegno a Varese. Dopo aver sentito il suo discorso, ho riflettuto a lungo sulla quantità di frasi che escono dalla mia bocca e che, in base alla teoria di Sacchi, provocano plausibilmente l'effetto opposto a quello voluto. "Perchè dire 'non voglio disturbarla' - riflette Sacchi - se di fatto stiamo già disturbando? La gente non percepisce quel non all'inizio di frase e quindi sì, si sente disturbata". Ergo, è bene usare affermazioni ed evitare giri di parole. Sarà anche vero, ma - mi domando - non si rischia così di fare la figura del presuntoso antipatico? E poi, quando squilla il telefono, siamo i primi ad aspettarci il solito "scusa, disturbo?". Che, se non arriva, spesso ci fa pensare dell'altra persona ogni male possibile. Chiamatele, se volete, insicurezze/rotture di balle metabolizzate.
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venerdì 14 marzo 2008
Se il bimbo mi diventa obeso
Eravamo in tanti ad essere cicciottelli, qualche anno fa. La minigonna era una gonna, la camicia anni '80 (quella con il collettone, ricordate?) stringeva in vita. Ma non era per le merendine, giuro. Oggi scopro, invece, che l'Italia detiene il triste primato europeo del numero di bambini sovrappeso o obesi: quasi 4 su 10 - tra i 6 e i 9 anni - sono troppo grassi. I governi iniziano a preoccuparsi e a correre ai ripari, ma il consumo di cibi grassi, zuccheri e alimenti troppo salati non sembra arrestarsi. Qualcuno punta il dito contro la pubblicità, ma non bisogna dimenticare che merendina uguale velocità. Andiamo sempre di corsa, così si apre la credenza e si prende la prima cosa che capita che spesso si chiama dolcetto farcito e plasticoso. Se ci mettiamo anche una bibita gassata, ci siamo giocati in un solo colpo le famose 10 zollette ovvero la razione di zuccheri consigliata ogni giorno. Alla faccia della piramide alimentare sulle buone abitudini a tavola che mette al primo posto nella dieta quotidiana (di piccoli e adulti) il consumo di 5 porzioni di frutta e verdura!
giovedì 13 marzo 2008
lunedì 10 marzo 2008
Seicento storie, una grande scommessa
Si chiama "Scommessa Italia" ed è il progetto i cui risultati le Acli hanno presentato qualche giorno fa al presidente delle Repubblica Giorgio Napolitano: seicento storie raccolte in giro per l'Italia, "testimonianze di impegno e di creatività quotidiane che fanno del lavoro non solo uno strumento di sopravvivenza ma un'occasione di felicità per il proprio futuro". Tra questi "la casetta dei colori", un asilo multiculturale di Udine (a destra una foto di asilo del 1951) dedicato ai figli di donne che lavorano e non possono permettersi una struttura a pagamento. Lina, infatti, racconta che...
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domenica 9 marzo 2008
Quando il Bestiario fa andare in bestia
Qualche volta il Bestiario (la rubrica di Pansa sull'Espresso) può far andare in bestia. Se avessi la possibilità di prendere un caffè con il mitico GP, gli direi che no, non è vero che "a molti ragazzi di oggi lavorare non piace" e che sì, anche a noi i genitori hanno detto di "imparare ad arrangiarci". D'altra parte, la versione giornalistica dei mitici bamboccioni padoaschioppani non poteva che provocare questa reazione, soprattutto quando Pansa inizia a parlare della sua gavetta. Dice Pansa, raccontando la sua assunzione alla Stampa: "Anche lì non si doveva aver paura di darci dentro. I giovani facevano la lunghetta: undici ore filate, a volte 12, dalle due del pomeriggio all'una o due di notte". Ecco, caro GP, non ci siamo. Noi abbiamo lavorato nei quotidiani - senza alcun contratto - per 12 ore consecutive e pagati la metà della metà del suo stipendio torinese. Ci siamo lamentati, ma davanti al pc in redazione si marciava. E' vero che i presupposti per il boom economico sono "rimboccarsi le maniche, sempre sperando di guadagnare di più e di migliorare la propria posizione e insieme di non essere schizzinosi", ma il passo successivo quale sarebbe? Quello di sentirsi responsabili del crollo della Borsa perchè non ci facciamo bastare mille euro al mese???
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giovedì 6 marzo 2008
Giorgio Pastore, la memoria dei Navigli
Quarant'anni di vita sui Navigli, tra pennelli, gatti e risotti alla milanese. Quaranta anni e Milano non è più la stessa. Giorgio Pastore, disegnatore e restauratore, resta tra gli ultimi guardiani della memoria meneghina.
(video realizzato con Stefano Joni Scarpolini e Francesca Gallacci)
(video realizzato con Stefano Joni Scarpolini e Francesca Gallacci)
sabato 1 marzo 2008
Sanremo visto da un blog
Seguire il festival di Sanremo, postando sul blog di Gino Castaldo, e riflettendo che se non ci fossero i suoi commenti, non sarebbe un sabato sera così divertente...
Girl geek dinners italia, atto secondo
C'erano anche gli uomini, perchè, come ha detto Sarah Blow, fondatrice del Girl Geek Dinner, "escluderli sarebbe stato dannoso per il nostro obiettivo, ovvero avere più donne nell'IT". In effetti, la tecnologia, i social network e il web2.0 riguardano tutti, senza differenze. Quelle, al massimo, si vedono nei posti di lavoro dove le donne - con o senza tecnologia - sono spesso un passo indietro, e certo non per loro volontà. Ieri a Milano si sono fatte valere. C'ero anch'io, Facebook victim, blogger, giornalista (forse non proprio geek, ma comunque...) e mi sono lasciata trasportare volentieri dall'entusiasmo e dalla bravura delle organizzatrici. Si è parlato di community con Barbara Bellini di Dada, di venture capital con Diana Saraceni, di social network con Maz Hardey e del brand Moleskine con Maria Sebregondi. Grandi competenze, ottimi esempi di manager (donne) che sanno lavorare in Rete e sulle reti sociali. Speriamo di poter bissare a maggio! (foto brezzalago, flickr)
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giovedì 28 febbraio 2008
Scarpe&donne, binomio perfetto
A spasso tra scarpe, borse e depliants: oggi la giornata è dedicata alla Micam shoevent, presentazione delle nuove collezioni per gli addetti ai lavori. Interessante la conferenza stampa con il ministro Emma Bonino. Questo lo scenario del settore: crescita contenutissima del mercato interno, forte pressione competitiva esercitata dai paesi del Far East, riduzione degli occupati e della aziende. Si parla di "momento delicato". Degna di nota l'affermazione preoccupante - proveniente dalla stessa Bonino - che parla di disinteresse internazionale nei confronti del settore manifatturiero, ancora predominante in Italia e Germania. In pratica, siccome gli alti Paesi puntano ai servizi, nessuno crede sia una priorità agire in questo campo con serie politiche di antidumping.
Ma meno male che ci siamo noi donne. I dati parlano da soli: a comprare in Italia è soprattutto il gentil sesso (+4,4% nel 2007, fonte: Sita Ricerca). Cosa? Pantofole, zoccoli e ciabatte (+12,3%). Altro che tacchi a spillo...
Ma meno male che ci siamo noi donne. I dati parlano da soli: a comprare in Italia è soprattutto il gentil sesso (+4,4% nel 2007, fonte: Sita Ricerca). Cosa? Pantofole, zoccoli e ciabatte (+12,3%). Altro che tacchi a spillo...
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mercoledì 27 febbraio 2008
Milano ridisegna le modelle e noi siamo a dieta
Buone notizie per chi, come me, ha deciso di mettersi a dieta. Non fosse altro che d'ora in poi le modelle dovranno presentare un patentino d'idoneità per sfilare sulle passerelle. Si tratta di un vero e proprio certificato di sana e robusta costituzione, un documento redatto da medici ed esperti che assicuri, nero su bianco, l'idoneità di una modella a diventare emblema di bellezza esportabile in tutto il mondo. Alla larga dalle anoressiche.
Secondo i dati dell'Organizzazione mondiale della Sanità, infatti, nei Paesi industrializzati i disturbi alimentari sono in crescita. Piaga sociale? Forse. Sta di fatto che in giro c'è chi predica bene e razzola male. Ad esempio, la spagnola Zara in un primo momento ha "allargato" le taglie, dopo la campagna anti anoressia lanciata negli scorsi anni, ora, invece, le camice sembrano essersi "ristrette". E se una L va ad una taglia 42, allora....
Secondo i dati dell'Organizzazione mondiale della Sanità, infatti, nei Paesi industrializzati i disturbi alimentari sono in crescita. Piaga sociale? Forse. Sta di fatto che in giro c'è chi predica bene e razzola male. Ad esempio, la spagnola Zara in un primo momento ha "allargato" le taglie, dopo la campagna anti anoressia lanciata negli scorsi anni, ora, invece, le camice sembrano essersi "ristrette". E se una L va ad una taglia 42, allora....
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martedì 26 febbraio 2008
Se lo sport è ancora passione
Chi l'avrebbe mai detto?! Sentir parlare di sport - con gli stessi termini e con lo stesso spirito - il capitano dell'Inter, Javier Zanetti, (ieri sera, Mondadori di Milano) e due giorni prima (durante una cena, sempre a Milano) Livio Berruti, medaglia d'oro alle Olimpiadi di Roma 1960...
"Lo sport è un modo per imparare il gioco della vita", e ancora "il momento della competizione è il momento della verità e va salvaguardato" e, infine, "la passione è alla base di ogni risultato". Dal calcio all'atletica sembrano essere tutti d'accordo: lo sport deve essere anima e non solo secondi, minuti, record sul campo da monetizzare "perché ciò che conta è quello che guadagni se vinci". Bellissima, infine, la conclusione di Marco Tronchetti Provera (sempre ieri, presentazione del volume "Pirelli. Cent'anni per lo sport" di Giuseppe Berta e Candido Cannavò) che, a proposito della sua Inter e della Champions League ha detto: "Si va e si combatte". Sport, valori e sacrificio (così pare).
"Lo sport è un modo per imparare il gioco della vita", e ancora "il momento della competizione è il momento della verità e va salvaguardato" e, infine, "la passione è alla base di ogni risultato". Dal calcio all'atletica sembrano essere tutti d'accordo: lo sport deve essere anima e non solo secondi, minuti, record sul campo da monetizzare "perché ciò che conta è quello che guadagni se vinci". Bellissima, infine, la conclusione di Marco Tronchetti Provera (sempre ieri, presentazione del volume "Pirelli. Cent'anni per lo sport" di Giuseppe Berta e Candido Cannavò) che, a proposito della sua Inter e della Champions League ha detto: "Si va e si combatte". Sport, valori e sacrificio (così pare).
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venerdì 22 febbraio 2008
Lavanderie on line, e l’oblò si collega in Rete
Un sabato mattina Franco si è svegliato osservando la mole di panni sporchi ammucchiati in camera da letto, li ha raccolti, li ha piegati e portati in lavanderia. “Mi riduco sempre a fare tutto nel fine settimana - pensava l’ingegnere 40enne - chissà quante persone hanno questo problema”. Chiedetelo alle decine di clienti “fedeli” che hanno scelto la lavanderia on line di Franco Zullo, meridionale trapiantato da anni a Milano che, quel sabato, ha avuto l’Idea. Detto fatto: un business plan scritto con tre soci, un break even point “che sarà raggiunto in due anni”, un sito web – lavoline.it – dove, con un clic di mouse e carta di credito in mano, è possibile ordinare il lavaggio di camice, pantaloni, coperte. Non c’è bisogno di fare neanche un passo: i fattorini arrivano fin sulla porta di casa e, tempo tre giorni lavorativi, all’ora che stabilisce il cliente, i vestiti tornano indietro. C’è da dire che Franco non è il “first comer” sul mercato. I primi sono stati gli inglesi, seguiti dai danesi, mentre in Italia ci sono già due precedenti e sono nel Milanese: laundrynet.it (che prevede il ritiro anche in ufficio e l’utilizzo di buoni per il pagamento) e lavanet.it che serve la città meneghina, Monza e Lissone. Ma lavonline.it non è solo camice. Il servizio si allarga e comprende anche scarpe e accessori. “In Italia siamo i primi ad offrire un calzolaio on line”, precisa soddisfatto Zullo. E’ facile immaginare il cliente tipo: uomo, 40enne, top manager, zero tempo libero, portatile e notebook sempre accesi. E invece no.....
LEGGI L'ARTICOLO INTERO
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lunedì 18 febbraio 2008
Sleeping in airport
Un sito ha stilato la classifica degli aeroporti dove è possibile dormire nell'attesa. Di aeroporti italiani neanche l'ombra, anche se i tempi delle attese sono in cima alla classifica. I migliori sembrano essere gli orientali con Singapore, Hong Kong e Seoul sul podio; tra i peggiori (the worst airports) ci sono l'India, Egitto e - a sorpresa - il parigino "Charles De Gaulle". Infine esiste una terza classifica ("gli aeroporti che odiate") e qui finalmente abbiamo la nostra Italia...
venerdì 15 febbraio 2008
Pubblicità sul web, il potere in mano a otto utenti
Le sfide sono sempre nei numeri, è ovvio. Ma le partite più grandi che si giocano sul web riguardano una manciata di persone. Allo Iulm, ieri pomeriggio, durante il convegno "Spread the word. Web 2.0, marketing e reti di comunicazione informale", si è parlato di strumenti di misurazione dei messaggi pubblicitari. Mafe De Baggis di Daimon lo ha detto chiaramente: "Sul web non si lavora più sulle stime, ma sui fatti; quante persone hanno ricordato, quante hanno comprato. Cambia il sistema di misurazione: si passa da mille a otto persone, questa è la nostra nuova dimensione di riferimento". Dedicarsi a otto utenti per raggiungere tramite il passaparola (vedi Buzz e Zooppa) una massa più grande, e fare in modo che gli utenti possano giocare con il marchio, quindi. Non è più il prodotto sullo scaffale, ma la quantità di bit che produciamo e facciamo circolare la nuova merce di scambio. I blog, i forum e i video che postiamo sono sotto la lente d'ingrandimento degli uomini del marketing. Resta da capire se questo si traduce in un maggiore potere per il consumatore o in un'illusione da Web 2.0.
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giovedì 14 febbraio 2008
Sarkò e la frittata impazzita
A proposito di cuori spezzati, amori folli e storie (non) credibili. Ieri, durante una cena, ho avuto modo di esprimere una mia opinione su Carla Bruni e Nicolas Sarkozy, la coppia dell'anno. Costruzione a tavolino di una storia d'amore glamour, culminata con un blitz al Comune di Parigi, e prima ancora una visitina in Egitto, un brillante all'anulare uguale - identico - a quello dell'ex moglie che ora è ritornata tra le braccia dell'amante londinese, la mamma di lei che straparla, i sondaggi che scendono, poi risalgono e poi scendono nuovamente quando lui si fa vedere mano nella mano con la Carla nazionale, regina del gossip, degli spot e dei fotografi. In sintesi: il canovaccio della storia di passioni e di tormenti costruito per rilanciare l'immagine di lui, sceso al 13% nei sondaggi, e per trovare lavoro a lei che dopo un debutto ai microfoni era finita nell'ombra. Risultato: Carla ri-torna famosa, Sarkò è alla canna del gas. Ci sono tutti gli estremi per un licenziamento in tronco dei consulenti francesi. Anche Berlusconi prese in prestito Karl Rove al vincente Bush e perse (se pur di misura). La storia, talvolta, non insegna. Ma l'ipotesi del teatro dei sentimenti all'Eliseo, agli occhi dei commensali sembrava incredibile. Surreale. Eppure così tanto verosimile.
lunedì 11 febbraio 2008
Venti motivi per odiare il santo degli innamorati
Grande Pierluigi Sapegno (La Stampa di oggi):
Venti motivi per odiare San Valentino. Il primo che ci ha pensato è il Times, e anche se non possiamo dirlo troppo forte, in fondo, gliene siamo grati. Dieci per lei, e dieci per lui. Le ragazze lo detestano: perché non se ne possono lamentare; perché non c’è niente di più deprimente di un fidanzato che si scioglie in mielose romanticherie; perché il giorno di San Valentino è come un mini-matrimonio (ma non c’è mese peggiore per sposarsi, nessuno si sposa a febbraio); perché fioriscono versi di poesia terrificanti; e tutte quelle immagini di coppie perfettine aumentano il sospetto che gli altri siano più innamorati di voi; perché la tua amica più antipatica riceverà un regalo costosissimo; e tu un mazzo di fiori da un orribile spasimante; perché le altre racconteranno tutto quello che hanno ricevuto; perché costringe le ragazze ad assurde diete dimagranti; e il rosa e gli strass vanno bene solo se hai 3 anni o se sei un po’ così.E poi 10 per i ragazzi. Perché fa fare agli uomini cose stupide; e li mette nei guai se non le fanno; perché è un pessimo affare, visto che tra fiori, cena e taxi vanno via 150 euro; perché è un modo per dire: ci sposiamo?; perché basta Natale per questo bombardamento di shopping; perché non ci sono regali per gli uomini; e niente è più deprimente di una fidanzata che non ride se le regalate una card con sopra una pecora. Ce ne sarebbero altri e potremmo aggiungerne ancora. Persino quello più semplice, come diceva quel tale: «Per farmi finalmente una domenica come piace a me...»"
Venti motivi per odiare San Valentino. Il primo che ci ha pensato è il Times, e anche se non possiamo dirlo troppo forte, in fondo, gliene siamo grati. Dieci per lei, e dieci per lui. Le ragazze lo detestano: perché non se ne possono lamentare; perché non c’è niente di più deprimente di un fidanzato che si scioglie in mielose romanticherie; perché il giorno di San Valentino è come un mini-matrimonio (ma non c’è mese peggiore per sposarsi, nessuno si sposa a febbraio); perché fioriscono versi di poesia terrificanti; e tutte quelle immagini di coppie perfettine aumentano il sospetto che gli altri siano più innamorati di voi; perché la tua amica più antipatica riceverà un regalo costosissimo; e tu un mazzo di fiori da un orribile spasimante; perché le altre racconteranno tutto quello che hanno ricevuto; perché costringe le ragazze ad assurde diete dimagranti; e il rosa e gli strass vanno bene solo se hai 3 anni o se sei un po’ così.E poi 10 per i ragazzi. Perché fa fare agli uomini cose stupide; e li mette nei guai se non le fanno; perché è un pessimo affare, visto che tra fiori, cena e taxi vanno via 150 euro; perché è un modo per dire: ci sposiamo?; perché basta Natale per questo bombardamento di shopping; perché non ci sono regali per gli uomini; e niente è più deprimente di una fidanzata che non ride se le regalate una card con sopra una pecora. Ce ne sarebbero altri e potremmo aggiungerne ancora. Persino quello più semplice, come diceva quel tale: «Per farmi finalmente una domenica come piace a me...»"
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100 milioni di blog
Ci siamo. Nel mondo 100 milioni di persone hanno scelto di raccontare/rsi su Internet. Alla faccia degli scettici e dei dinosauri dell'informazione. Tra diari e blog che danno buca ai giornali, ormai le parole corrono sempre più veloci sui fili della Rete. Oggi su repubblica.it un articolo di Franceschini
venerdì 8 febbraio 2008
I tassisti sono più potenti dei presidenti
"Emblema del postfordismo che vede la superiorità dei flussi sui luoghi, quel che si muove vince su ciò che invece è fermo e radicato". Di chi si parla? Dei tassisti. Così li definisce il sociologo Marco Revelli sul Corsera. Nulla possono i politici, i presidenti e i grandi uomini dei numeri: da Roma all'Eliseo, i tassisti vincono a colpi di clacson. Parigi ritira la riforma, da noi Bersani riduce la lenzuolata a fodera minimal. E loro li chiamano diritti.
giovedì 7 febbraio 2008
Prego s'accomodi!
"Prego s'accomodi": è il format creato da Simone Savoia e Francesco Del Vigo (nella foto)di cui si parlerà nella puntata de "Il grande Talk" domani alle 22.30 su Sat 2000. Questo format andrà al ballottaggio contro un' altra idea proposta a Sat2000 da giovani giornalisti. Ecco un assaggio della produzione di Simone. Per votare il video basta mandare un sms con il testo PREGO SI ACCOMODI al numero 331/2933554 o andare sul sito del programma. Si vota dalle ore 24 di domani alle 12 di giovedì 14. Ragazzi in bocca al lupo!
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sabato 2 febbraio 2008
Sfrattati e sistemati altrove i clochard di Cadorna
E' notizia di oggi che i clochard di Cadorna sono stati "sfrattati". Li avevamo incontrati tempo fa tempo fa e adesso toglieranno il disturbo per andare in via Barzaghi. Ma il "capo" del gruppo, Antonio, non se la prende con la politica: "Era la gente a non volerci".
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venerdì 1 febbraio 2008
lunedì 21 gennaio 2008
Italia.it ko
(da zeusnews.it) Venerdì 18 gennaio il portale Italia.it, che avrebbe dovuto lanciare l'immagine dell'Italia nel mondo offrendo contenuti e informazioni del nostro Paese, è deceduto. Costato ufficialmente 45 milioni di euro, costellato di errori improbabili e grossolane mancanze strutturali quali una bassa usabilità, il non rispetto della legge Stanca e sovrabbondante di orpelli in Flash, ha iniziato la sua agonia sin dal primo giorno di "apertura". Assolutamente non pubblicizzato, assolutamente privo di validi contenuti e di un sufficiente "perché" che ne spiegasse la ragion d'essere, ha vivacchiato per meno di un anno. Chiuderà anche la redazione di Napoli, costata anch'essa un sostanzioso investimento di milioni di euro, e che avrebbe dovuto occuparsi della gestione del portale. La decisione è stata presa dal Dipartimento dell'innovazione tecnologica, mentre nessuna nota sarebbe pervenuta dal ministro Rutelli o dal suo Ministero per i Beni e le Attività Culturali da cui il portale dipendeva, dopo l'inaugurazione in pompa magna dello scorso anno. I funerali si sono tenuti in forma privata nella giornata di venerdì. Amen.
Leggi qui il commento di Anna Masera, giornalista della Stampa
Leggi qui il commento di Anna Masera, giornalista della Stampa
Geek girl from Milano
Da oggi sono anche io una Geek Girl! Il gruppo sta crescendo in tutta Italia. E ci incontreremo per la prima volta il 29 febbraio a Milano.
Per sapere di cosa si tratta clicca qui.
Per sapere di cosa si tratta clicca qui.
giovedì 17 gennaio 2008
Auguri Dottor Spot!
giovedì 3 gennaio 2008
A Natale il pieno di sms
E poi dicono che sono gli italiani quelli fissati con sms, mms e affini. Invece, il primato per il maggior numero di sms mandati durante le festività natalizie spetta agli spagnoli con ben 33 messaggini a persona inviati in questo periodo (dati Gartner). Non che gli italiani siano stati lontani dal loro cellulare. La media nel Belpaese è di 18 messaggi a persona. In totale sono stati inviati circa un miliardo gli Sms durante le festività, tra Natale e Capodanno. Si tratta di una cifra davvero ragguardevole, che incrementa del 20% quella relativa allo scorso anno. Con grande soddisfazione da parte delle aziende che vedono così aumentare i loro ricavi (già sostanziosi durante il resto dell'anno...).
mercoledì 2 gennaio 2008
Ciao Gianni
Aveva solo 40 anni. Le candeline le aveva spente ieri con la moglie Paola e la figlia Rossella di quasi tre anni. Una passione per le auto, le moto e per tutto ciò che avesse un motore. Gliela aveva trasmessa sua padre e, come lui, Gianni era maestro di scuola guida. Generazioni di ragazzi boianesi e dell'area matesina hanno preso la patente grazie a quest'uomo simpatico, bello e dolcissimo che da stamattina non c'è più. Del suo incidente mortale ne hanno parlato anche le cronache nazionali. Gianni era sulla motoslitta con Gaia Beccia, una sua amica trentenne di Bojano. Una buca profonda, poi il ghiaccio e il mezzo si è ribaltato su una strada di Campitello Matese. Gaia è ora all'ospedale Cardarelli di Campobasso: la prognosi è trauma cranico ma è in buone condizioni. Gianni invece non ce l'ha fatta ed è morto tra le braccia della moglie mentre erano in attesa dell'elisoccorso, inutile, dato che il suo cuore ha smesso di battere dopo poco tempo.
Ed ora sono qui e penso a quando, durante le lezioni di scuola guida, Gianni ripeteva in continuazione: "Fatt' li quiz", ovvero "fai i quiz" e poi come dimenticare la sua pazienza durante le guide...
Gianni, mancherai a tutti.
Ed ora sono qui e penso a quando, durante le lezioni di scuola guida, Gianni ripeteva in continuazione: "Fatt' li quiz", ovvero "fai i quiz" e poi come dimenticare la sua pazienza durante le guide...
Gianni, mancherai a tutti.
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