“Ho trovato il paradiso: ecco il mio primo pensiero appena arrivato in Italia”. Aveva diciannove anni Zitoun Hakim quando, nel 1991, ha deciso di lasciare l’Algeria. Era stato un cugino a convincerlo: “Vieni, qui c’è lavoro anche per te”. Da allora sono passati diciassette anni e, per vivere, di lavori Zitoun ne ha cambiati tanti, sempre con la convinzione, però, di aver fatto la scelta giusta. “E’ stata durissima – racconta – perché parte della mia famiglia è ancora lì, ma non avevo alcuna scelta. Ho sempre pensato che sarebbe stato meglio andare via, girare il mondo, piuttosto che restare a casa”.
Il primo capitolo di questa storia si apre in Campania, dove, per quattro anni, Zitoun lavora come bracciante. Dai campi alle bancarelle. Grazie a due coniugi napoletani (“persone squisite, mi hanno ospitato a casa loro”), Zitoun inizia a vendere frutta e verdura ai mercati rionali. Trenta mila lire è la paga quotidiana e per un po’ sembrano bastare. Ma quando, alla fine del 1996, arriva la chiamata di un suo amico algerino dal ricco Nord-Est, l’uomo non ci pensa un attimo. E parte, di nuovo. Destinazione: Treviso. Il lavoro lo ha cercato da solo, bussando alle porte delle aziende, e non è stato difficile trovarlo. Poi si è rivolto alle agenzie. La prima assunzione arriva da una cooperativa vinicola, ma dopo qualche mese l’algerino passa in una fabbrica di ceramiche con un contratto di formazione. Poi Zitoun si trasferisce in un cantiere navale a Porto Marghera (Venezia).
Quattro lavori diversi in meno di dodici mesi, uno stress per chiunque ma non per lui che preferisce gli impieghi “a scadenza”. Il perché è chiaro: in questo modo può tornare in Algeria ogni anno anche per tre mesi consecutivi. Lui, alla sua terra, è molto legato e anche in Italia frequenta quasi esclusivamente connazionali. Andare via dal Veneto, però, è un’ipotesi che non ha preso in considerazione perché “ho provato in altre città e ho anche valutato di trasferirmi all’estero, ad esempio in Francia o Germania, ma a Treviso il lavoro non mi è mai mancato”. I rapporti con i superiori, inoltre, sono sempre stati buoni. Grazie alla conoscenza delle lingue, Zitoun ha dato ripetizioni di francese al figlio del suo capo. “Ma non ho più continuato – racconta –: quello che faccio ora è soprattutto scaricare e caricare”. Lo dice con una punta di dispiacere e, infatti, alle sue figlie Shara e Marian, augura “di poter studiare per fare qualcosa di più bello”. Al momento Zitoun è in cerca di un impiego, dopo aver lavorato come metalmeccanico in un’azienda vicina al fallimento. A giorni dovrà sostenere tre colloqui. “Mi piacciono i motori – conclude - anche se so fare molte cose. Nell’ultima azienda ho svolto fino a quattro diversi tipi di mansioni. Aver cambiato spesso lavoro è servito per sviluppare sempre nuove competenze”.
(su "Metropoli" di Repubblica, 16 novembre 2008)
lunedì 17 novembre 2008
lunedì 27 ottobre 2008
Giorni caotici, e io ritorno al mio blog...
“Discorso pronunciato al III Congresso in difesa della Scuola nazionale a Roma l’11 febbraio 1950” da Pietro Calamandrei
Facciamo l'ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione , non la vuole violare in sostanza. Non vuol fare la marcia su Roma e trasformare l'aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura. Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole dipartito? Si accorge che le scuole di Stato hanno il difetto di essere imparziali. C'è una certa resistenza; in quelle scuole c'è sempre, perfino sotto il fascismo c'è stata. Allora, il partito dominante segue un'altra strada (è tutta un'ipotesi teorica, intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori si dice di quelle di Stato. E magari si danno dei premi, come ora vi dirò, o si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A "quelle" scuole private. Gli esami sono più facili, si studia meno e si riesce meglio. Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata. Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di Stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato per dare la prevalenza alle sue scuole private. Attenzione, amici, in questo convegno questo è il punto che bisogna discutere. Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tener d'occhio i cuochi di questa bassa cucina.
L'operazione si fa in tre modi: ve l'ho già detto: rovinare le scuole di Stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private.
Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette.
Dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto."
Facciamo l'ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione , non la vuole violare in sostanza. Non vuol fare la marcia su Roma e trasformare l'aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura. Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole dipartito? Si accorge che le scuole di Stato hanno il difetto di essere imparziali. C'è una certa resistenza; in quelle scuole c'è sempre, perfino sotto il fascismo c'è stata. Allora, il partito dominante segue un'altra strada (è tutta un'ipotesi teorica, intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori si dice di quelle di Stato. E magari si danno dei premi, come ora vi dirò, o si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A "quelle" scuole private. Gli esami sono più facili, si studia meno e si riesce meglio. Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata. Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di Stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato per dare la prevalenza alle sue scuole private. Attenzione, amici, in questo convegno questo è il punto che bisogna discutere. Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tener d'occhio i cuochi di questa bassa cucina.
L'operazione si fa in tre modi: ve l'ho già detto: rovinare le scuole di Stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private.
Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette.
Dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto."
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domenica 17 agosto 2008
domenica 3 agosto 2008
Back to life
Un 22 giugno da bollino giallo, quello per i casi non gravi ma da valutare.
ore 20: tutti gli italiani incollati alla tv. Europei 2008, ultima partita per l'Italia.
ore 20.20: volo di tre metri dalla moto (distrutta). Spalla ko. Ricovero in ospedale a Monza. Operazione e dolori.
Un mese e più trascorso in totale nullafacenza: niente lavoro, niente vacanze, io e il caldo milanese.
Il battesimo di chi viaggia su due ruote da poco, mi hanno detto in ascensore qualche giorno fa. Peccato che non sia stato cercato, nè voluto.
Il resto è roba degli ultimi giorni: tento di scrivere con due mani ora che non ho più alcun ferro nella spalla sinistra e il tutore è nel cestino.
Per chi fa il mio mestiere, non c'è punizione peggiore che un allontanamento forzato dalla tastiera. Una sola mano è sufficiente per rispondere alle mail, per navigare su Internet o per aggiornare il proprio status su Facebook, ma il resto si trasforma in una fatica assurda e si lascia perdere.
Così passano i giorni: i primi davanti alla televisione, aspettando che il corpo butti fuori i veleni dell'anestesia, poi c'è la fase del racconto, della sintesi, delle valutazioni. Poteva andare peggio - c'è l'assicurazione - la direttrice del sito che non preoccuparti riprenderai con calma quando ce la farai - la mamma che si fa 900 km per aiutarti - gli amici veri (ho due angeli custodi che si chiamano Flavia e Francesca) che ti sono vicini e quelli che invece sono assenti...
nel mezzo, la consapevolezza di una terapia riabilitativa che sarà lunghissima, un'amicizia particolare che non sai come definire ma che giudichi dolcissima nonostante tutto, la fragilità, la tristezza...tanti pensieri che scorrono nella mente sul filo dei giorni che passano.
Il mio corpo come una macchina impazzita: fino alle 20. 20 di quella maledetta domenica, prima di svoltare a destra per via delle Industrie, andava a tremila, poi si è fermata di colpo - proprio come la nostra moto - ed è rimasta senza una goccia di benzina.
Domani, però, si riparte. Lentamente si torna alla normalità.
Oggi ho fatto una doccia normale, ho preso un tram senza aver paura della gente e mi accontento di questo.
Così il San Gerardo di Monza diventerà piano piano solo un ricordo. Evviva!
ore 20: tutti gli italiani incollati alla tv. Europei 2008, ultima partita per l'Italia.
ore 20.20: volo di tre metri dalla moto (distrutta). Spalla ko. Ricovero in ospedale a Monza. Operazione e dolori.
Un mese e più trascorso in totale nullafacenza: niente lavoro, niente vacanze, io e il caldo milanese.
Il battesimo di chi viaggia su due ruote da poco, mi hanno detto in ascensore qualche giorno fa. Peccato che non sia stato cercato, nè voluto.
Il resto è roba degli ultimi giorni: tento di scrivere con due mani ora che non ho più alcun ferro nella spalla sinistra e il tutore è nel cestino.
Per chi fa il mio mestiere, non c'è punizione peggiore che un allontanamento forzato dalla tastiera. Una sola mano è sufficiente per rispondere alle mail, per navigare su Internet o per aggiornare il proprio status su Facebook, ma il resto si trasforma in una fatica assurda e si lascia perdere.
Così passano i giorni: i primi davanti alla televisione, aspettando che il corpo butti fuori i veleni dell'anestesia, poi c'è la fase del racconto, della sintesi, delle valutazioni. Poteva andare peggio - c'è l'assicurazione - la direttrice del sito che non preoccuparti riprenderai con calma quando ce la farai - la mamma che si fa 900 km per aiutarti - gli amici veri (ho due angeli custodi che si chiamano Flavia e Francesca) che ti sono vicini e quelli che invece sono assenti...
nel mezzo, la consapevolezza di una terapia riabilitativa che sarà lunghissima, un'amicizia particolare che non sai come definire ma che giudichi dolcissima nonostante tutto, la fragilità, la tristezza...tanti pensieri che scorrono nella mente sul filo dei giorni che passano.
Il mio corpo come una macchina impazzita: fino alle 20. 20 di quella maledetta domenica, prima di svoltare a destra per via delle Industrie, andava a tremila, poi si è fermata di colpo - proprio come la nostra moto - ed è rimasta senza una goccia di benzina.
Domani, però, si riparte. Lentamente si torna alla normalità.
Oggi ho fatto una doccia normale, ho preso un tram senza aver paura della gente e mi accontento di questo.
Così il San Gerardo di Monza diventerà piano piano solo un ricordo. Evviva!
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lunedì 2 giugno 2008
Il web 2.0 come Darwin

domenica 1 giugno 2008
Napoli addio, a 50 anni vado via

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giovedì 29 maggio 2008
mercoledì 28 maggio 2008
Pizzo in Rete

lunedì 26 maggio 2008
Cibo, morte e aria condizionata sul web

Questo è uno strano mondo, dove si incontrano persone e storie di ogni tipo. Drammatiche, banali, quotidiane, interessanti, a volte notizie.
Ho in progetto di aprire il mio terzo blog ospitato dal sito web per il quale lavoro. Cosa raccontare? Al momento la mia fonte d'ispirazione sono le finestre e il bocchettone dell'aria condizionata. Non mi sembrano elementi eccellenti. O forse sì...mumble mumble...
venerdì 23 maggio 2008
Simone l'evangelista

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domenica 11 maggio 2008
Mamme tra cuore e ragione

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domenica 20 aprile 2008
Prospettive di sicurezza

Così l'intellettuale: "Non sono un esperto di sicurezza, e può darsi che i sicurezzologi professionisti liquidino le mie parole come fantasie di un perfetto dilettante. E tuttavia proverò a dire cose che anche un ignorante come me comprende. Sicurezza non significa soltanto un esercito forte. Sicurezza, nella sua accezione più ampia, significa anche un'economia forte e stabile, una riduzione del divario sociale e una crescita della coesione interna, un buon sistema educativo, la legalità, l'identificazione dei diversi gruppi sociali con lo Stato e i suoi obiettivi, la scelta da parte delle élites di restare nel paese e contribuire al suo progresso..."
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sabato 19 aprile 2008
L'Emilia sceglie il verde (quello della Lega)

Qualche anno fa, il compagno Maselli Loris, abitante a Sassuolo in via Gramsci ("non a caso"), operaio specializzato addetto al montaggio di pompe idrauliche su linea in quel di Nonantola, andò al comizio del compagno Diliberto Oliviero. Quando il segretario del Pdci scese dal palco, lo avvicinò per sottoporgli una questione che a lui sembrava piuttosto importante. "Mia moglie - disse - quando va al Carrefour deve guardarsi le spalle mentre carica la spesa nel bagagliaio. Lì c'è pieno di marocchini che rubano". Diliberto si voltò e rispose infilando una serie di "ismi". Più o meno disse: "Non possiamo abiurare alla scelta del terzomondismo, anche se gli effetti del mondialismo non vanno sottovalutati". Maselli ci pensò, poi trasse le sue conclusioni: "Compagno Diliberto, ma va' a caghèr".
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mercoledì 16 aprile 2008
Uomini amici: tesoretto o truffa?

martedì 8 aprile 2008
Maledette elezioni

ps: ovviamente questo problema è solo italiano. Certo, se fossi in Argentina potrei votare senza problemi...". Maledetta scheda elettorale.
martedì 1 aprile 2008
E ora tutti a lavoro

lunedì 31 marzo 2008
Stop al gender divide!

venerdì 28 marzo 2008
Teste da reporter

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I trappoloni dei social network

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giovedì 27 marzo 2008
Livio Berruti: l'atletica impari dalla piscina

Ora che in vasca l’Italia del nuoto si è rimessa a pescare una medaglia dietro l’altra, fa ancora più clamore la distanza che separa gli azzurri in piscina (quattro podi solo nella prima giornata agli Europei) e quelli sulle piste di atletica. Una vera rivoluzione rispetto a quello che succedeva 10-15 anni fa quando a primeggiare a livello mondiale erano i fondisti come Antibo, Cova, Mei, i maratoneti come Bordin, sino ai salti della leonessa Fiona May e agli ostacoli d’oro di Fabrizio Mori. Oggi le parti sembrano essersi completamente rovesciate: il nuoto domina, sogna in grande verso i Giochi di Pechino (e trascina sul podio anche gli azzurri dei tuffi e le sincronette), l’atletica arranca. Ancorata a tre nomi d’eccellenza: Stefano Baldini, oro nella maratona ad Atene 2004, Andrew Howe e Antonietta Di Martino. I recenti Mondiali indoor di Valencia hanno mostrato tutti i limiti: senza Howe, rimasto a casa, e con la Di Martino subito ko nell’alto, l’Italia non ha raccolto neppure una medaglia, sfiorando il podio solo con Donato nel triplo. Pochi talenti in pista, pochi giovani su cui puntare. Sono lontanissimi gli anni d’oro di Mennea, della Simeoni, di un torinese mingherlino, Livio Berruti, che correva con gli occhiali scuri e i calzettoni bianchi e che un giorno d’estate di 48 anni fa incantò il mondo alle Olimpiadi di Roma, vincendo l’oro ed eguagliando il primato mondiale sui 200 metri. Berruti non ha perso un grammo della grinta che lo portò sul podio, ma con amarezza deve rimarcare che oggi la realtà è molto diversa. «L’atletica è uno sport faticoso che richiede preparazione e passione. In pista sei solo con le tue forze e i tuoi pensieri, non puoi incolpare nessuno in caso di sconfitta come può succedere negli sport di squadra. Hai molta pressione e ti confronti davvero con tutto il mondo, non è facile emergere. Inoltre oggi prevale una cultura esasperata dell’immagine e della vittoria a tutti i costi. Lo sport è sempre più condizionato dagli sponsor: ormai tutto dipende da quanto e cosa guadagni».
Negli ultimi anni si nota una certa disaffezione verso l’atletica. Perché? «La prima causa è la cattiva gestione dello sport nelle scuole. E anche la Federazione ha le sue colpe. Un tempo l’atletica era lo sport principale, attirava centinaia di ragazzi: poi è diventata del tutto marginale. Il nuovo presidente della Fidal, Franco Arese, sta cercando di rimediare, ma ci vorrà ancora tempo per raggiungere discipline come il nuoto che hanno lavorato benissimo in questi anni ».
Toto Olimpiadi: a Pechino su chi può puntare l’atletica italiana?
«Su Andrew Howe, in primis. È un vero talento e ha quello spirito garibaldino che gli permette di gestire le tensioni della gara e arginare l’eccesso di responsabilità di cui è stato caricato. E ha come allenatrice sua madre (Renée Felton, ex ostacolista), forse anche troppo grintosa, ma che sa spronarlo alla grande. A Pechino può ripetere l’argento dei Mondiali, ma deve imparare a controllarsi (a Osaka esultò in modo sfrenato ancor prima che saltasse il panamense Saladino, poi oro). Bravissima anche la Di Martino, peccato che paghi qualche cm in altezza rispetto alle sue rivali. Per il resto, non vedo grandi nomi. Ma da qui ai Giochi salterà fuori qualche sorpresa...».
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martedì 18 marzo 2008
lunedì 17 marzo 2008
Mi scusi se la disturbo & friends

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venerdì 14 marzo 2008
Se il bimbo mi diventa obeso

giovedì 13 marzo 2008
lunedì 10 marzo 2008
Seicento storie, una grande scommessa

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domenica 9 marzo 2008
Quando il Bestiario fa andare in bestia

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giovedì 6 marzo 2008
Giorgio Pastore, la memoria dei Navigli
Quarant'anni di vita sui Navigli, tra pennelli, gatti e risotti alla milanese. Quaranta anni e Milano non è più la stessa. Giorgio Pastore, disegnatore e restauratore, resta tra gli ultimi guardiani della memoria meneghina.
(video realizzato con Stefano Joni Scarpolini e Francesca Gallacci)
(video realizzato con Stefano Joni Scarpolini e Francesca Gallacci)
sabato 1 marzo 2008
Sanremo visto da un blog

Girl geek dinners italia, atto secondo


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giovedì 28 febbraio 2008
Scarpe&donne, binomio perfetto

Ma meno male che ci siamo noi donne. I dati parlano da soli: a comprare in Italia è soprattutto il gentil sesso (+4,4% nel 2007, fonte: Sita Ricerca). Cosa? Pantofole, zoccoli e ciabatte (+12,3%). Altro che tacchi a spillo...
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mercoledì 27 febbraio 2008
Milano ridisegna le modelle e noi siamo a dieta

Secondo i dati dell'Organizzazione mondiale della Sanità, infatti, nei Paesi industrializzati i disturbi alimentari sono in crescita. Piaga sociale? Forse. Sta di fatto che in giro c'è chi predica bene e razzola male. Ad esempio, la spagnola Zara in un primo momento ha "allargato" le taglie, dopo la campagna anti anoressia lanciata negli scorsi anni, ora, invece, le camice sembrano essersi "ristrette". E se una L va ad una taglia 42, allora....
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martedì 26 febbraio 2008
Se lo sport è ancora passione


"Lo sport è un modo per imparare il gioco della vita", e ancora "il momento della competizione è il momento della verità e va salvaguardato" e, infine, "la passione è alla base di ogni risultato". Dal calcio all'atletica sembrano essere tutti d'accordo: lo sport deve essere anima e non solo secondi, minuti, record sul campo da monetizzare "perché ciò che conta è quello che guadagni se vinci". Bellissima, infine, la conclusione di Marco Tronchetti Provera (sempre ieri, presentazione del volume "Pirelli. Cent'anni per lo sport" di Giuseppe Berta e Candido Cannavò) che, a proposito della sua Inter e della Champions League ha detto: "Si va e si combatte". Sport, valori e sacrificio (così pare).
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venerdì 22 febbraio 2008
Lavanderie on line, e l’oblò si collega in Rete

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lunedì 18 febbraio 2008
Sleeping in airport

venerdì 15 febbraio 2008
Pubblicità sul web, il potere in mano a otto utenti

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giovedì 14 febbraio 2008
Sarkò e la frittata impazzita

lunedì 11 febbraio 2008
Venti motivi per odiare il santo degli innamorati

Venti motivi per odiare San Valentino. Il primo che ci ha pensato è il Times, e anche se non possiamo dirlo troppo forte, in fondo, gliene siamo grati. Dieci per lei, e dieci per lui. Le ragazze lo detestano: perché non se ne possono lamentare; perché non c’è niente di più deprimente di un fidanzato che si scioglie in mielose romanticherie; perché il giorno di San Valentino è come un mini-matrimonio (ma non c’è mese peggiore per sposarsi, nessuno si sposa a febbraio); perché fioriscono versi di poesia terrificanti; e tutte quelle immagini di coppie perfettine aumentano il sospetto che gli altri siano più innamorati di voi; perché la tua amica più antipatica riceverà un regalo costosissimo; e tu un mazzo di fiori da un orribile spasimante; perché le altre racconteranno tutto quello che hanno ricevuto; perché costringe le ragazze ad assurde diete dimagranti; e il rosa e gli strass vanno bene solo se hai 3 anni o se sei un po’ così.E poi 10 per i ragazzi. Perché fa fare agli uomini cose stupide; e li mette nei guai se non le fanno; perché è un pessimo affare, visto che tra fiori, cena e taxi vanno via 150 euro; perché è un modo per dire: ci sposiamo?; perché basta Natale per questo bombardamento di shopping; perché non ci sono regali per gli uomini; e niente è più deprimente di una fidanzata che non ride se le regalate una card con sopra una pecora. Ce ne sarebbero altri e potremmo aggiungerne ancora. Persino quello più semplice, come diceva quel tale: «Per farmi finalmente una domenica come piace a me...»"
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100 milioni di blog

venerdì 8 febbraio 2008
I tassisti sono più potenti dei presidenti

giovedì 7 febbraio 2008
Prego s'accomodi!

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sabato 2 febbraio 2008
Sfrattati e sistemati altrove i clochard di Cadorna

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venerdì 1 febbraio 2008
lunedì 21 gennaio 2008
Italia.it ko

Leggi qui il commento di Anna Masera, giornalista della Stampa
Geek girl from Milano

Per sapere di cosa si tratta clicca qui.
giovedì 17 gennaio 2008
Auguri Dottor Spot!
giovedì 3 gennaio 2008
A Natale il pieno di sms

mercoledì 2 gennaio 2008
Ciao Gianni

Ed ora sono qui e penso a quando, durante le lezioni di scuola guida, Gianni ripeteva in continuazione: "Fatt' li quiz", ovvero "fai i quiz" e poi come dimenticare la sua pazienza durante le guide...
Gianni, mancherai a tutti.
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