domenica 10 dicembre 2006

Storia d'America raccontata dal genio della foto

Ritratti di celebrità e volti di sconosciuti catturati negli attimi di vita quotidiana: quella di gente sparsa nei cinque continenti.
Non è solo America, terra fonte di mille ispirazioni, i quartieri di gente di colore, la donna borghese degli anni '50 che sorride, le scarpe bianche vintage e l'uomo col blue jeans.
E' anche il Messico di quaranta anni fa (ma diresti che sembra quello di oggi), la coppia francese lungo la riva del Senna, le vie anonime dell'Aquila, i riti con danze, canti e pantomima in Indonesia: fotografie che raccolgono l'intensità drammatica dello spettacolo violento.
Poi c'èil delirio della folla indiana, poco prima della morte di Ghandi, le lacrime della gente comune durante i funerali delle vittime di Charonne (Parigi) nel 1962, il pastore di Scanno (Abruzzo) con il suo mantello coloro pece.
E' tutto in bianco e nero: la dicotomia che serve per "catturare ogni istante".
Ci si immagina Henri Cartier Bresson ad aspettare il momento, quello giusto, quando il tramonto o l'alba fanno venir fuori l'ombra più adatta per raggiungere il suo scopo.
La mostra dedicata all'artista, allestita al centro Forma, in piazza Tito Lucrezio Caro, apre lo spazio dedicato al famoso fotografo, nato a Chanteloup nel 1908 e morto a l'Isle sur la Sorge nel 2004, con un interrogativo al quale cerca di rispondere: "Henri Cartier Bresson. Di chi si tratta?".
"Nessuna mostra - ha affermato Robert Delpine, curatore dell'intera opera - ha presentato una scelta così ampia e diversificata rispondendo a questa domanda. Sono ricordi di vita, il ritratto dell'uomo più fedele alla realtà, oltre il mito".
Quattro sale, divise per continenti, con oltre 200 stampe contemporanee (tra cui alcuni inediti), 50 stampe vintage (originali d'epoca), con una sezione dedicata ai classici, rappresentano il ritorno a Milano delle opere di Bresson, a tre anni dall'ultima apparizione in città.
Ma non sono esposte soltanto foto. Ci sono anche schizzi, disegni e frasi scritte a mano dall'artista che inizia il suo percorso formativo frequentando, a quindici anni, lo studio di Andrè Lhote e i Surrealisti.
Poi viaggia, tantissimo. Sempre con un solo obiettivo: fotografare la vita, il mondo, "il momento decisivo". Della sua attività, che lo ha portato a fondare con Robert Capa e David Seymour, la famosa agenzia "Magnum", lui però dice: "Non ho nessun messaggio da rilasciare, nulla da provare: vedere e sentire ed è l'occhio sorpreso a decidere".

Nessun commento: