lunedì 17 novembre 2008

Storie di immigrazione: Zitoun, 4 lavori in 12 mesi

“Ho trovato il paradiso: ecco il mio primo pensiero appena arrivato in Italia”. Aveva diciannove anni Zitoun Hakim quando, nel 1991, ha deciso di lasciare l’Algeria. Era stato un cugino a convincerlo: “Vieni, qui c’è lavoro anche per te”. Da allora sono passati diciassette anni e, per vivere, di lavori Zitoun ne ha cambiati tanti, sempre con la convinzione, però, di aver fatto la scelta giusta. “E’ stata durissima – racconta – perché parte della mia famiglia è ancora lì, ma non avevo alcuna scelta. Ho sempre pensato che sarebbe stato meglio andare via, girare il mondo, piuttosto che restare a casa”.
Il primo capitolo di questa storia si apre in Campania, dove, per quattro anni, Zitoun lavora come bracciante. Dai campi alle bancarelle. Grazie a due coniugi napoletani (“persone squisite, mi hanno ospitato a casa loro”), Zitoun inizia a vendere frutta e verdura ai mercati rionali. Trenta mila lire è la paga quotidiana e per un po’ sembrano bastare. Ma quando, alla fine del 1996, arriva la chiamata di un suo amico algerino dal ricco Nord-Est, l’uomo non ci pensa un attimo. E parte, di nuovo. Destinazione: Treviso. Il lavoro lo ha cercato da solo, bussando alle porte delle aziende, e non è stato difficile trovarlo. Poi si è rivolto alle agenzie. La prima assunzione arriva da una cooperativa vinicola, ma dopo qualche mese l’algerino passa in una fabbrica di ceramiche con un contratto di formazione. Poi Zitoun si trasferisce in un cantiere navale a Porto Marghera (Venezia).
Quattro lavori diversi in meno di dodici mesi, uno stress per chiunque ma non per lui che preferisce gli impieghi “a scadenza”. Il perché è chiaro: in questo modo può tornare in Algeria ogni anno anche per tre mesi consecutivi. Lui, alla sua terra, è molto legato e anche in Italia frequenta quasi esclusivamente connazionali. Andare via dal Veneto, però, è un’ipotesi che non ha preso in considerazione perché “ho provato in altre città e ho anche valutato di trasferirmi all’estero, ad esempio in Francia o Germania, ma a Treviso il lavoro non mi è mai mancato”. I rapporti con i superiori, inoltre, sono sempre stati buoni. Grazie alla conoscenza delle lingue, Zitoun ha dato ripetizioni di francese al figlio del suo capo. “Ma non ho più continuato – racconta –: quello che faccio ora è soprattutto scaricare e caricare”. Lo dice con una punta di dispiacere e, infatti, alle sue figlie Shara e Marian, augura “di poter studiare per fare qualcosa di più bello”. Al momento Zitoun è in cerca di un impiego, dopo aver lavorato come metalmeccanico in un’azienda vicina al fallimento. A giorni dovrà sostenere tre colloqui. “Mi piacciono i motori – conclude - anche se so fare molte cose. Nell’ultima azienda ho svolto fino a quattro diversi tipi di mansioni. Aver cambiato spesso lavoro è servito per sviluppare sempre nuove competenze”.

(su "Metropoli" di Repubblica, 16 novembre 2008)

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