lunedì 20 agosto 2007

Delfino, storia di un omicidio annunciato

LA VICENDA: Il 30enne accusato di aver ammazzato Maria Antonietta Multari era considerato pericoloso Il padre della vittima: «Penso ad azioni legali contro i magistrati genovesi»
Delitto di Sanremo, la polizia: cinque mesi fa l'ultimo allarme
Intercettate da gennaio le telefonate del presunto killer Gli investigatori: «Ci risultò essere davvero fuori di testa» (Avvenire, agosto 2007)

da Milano Michela Marra
Centocinquanta giorni. È il tempo passato dall'ultimo allarme della Polizia sulla pericolosità di Luca Delfino, il 30enne accusato dell'omicidio di Maria Antonietta Multari, 33 anni, uccisa con circa 40 coltellate venerdì scorso in una strada centrale a Sanremo, ma anche sospettato dell'omicidio dell'ex compagna Luciana Biggi. Nel gennaio scorso, infatti, dopo aver ottenuto l'autorizzazione dalla magistratura a riprendere le intercettazioni delle telefonate fatte dall'indagato per l'omicidio Biggi, gli agenti della squadra mobile inviarono al pm Enrico Zucca le trascrizioni delle conversazioni di Delfino con la fidanzata Maria Antonietta. «Era davvero fuori di testa», è stato il commento di un investigatore. Preoccupati, gli inquirenti, lo erano, eccome. Perché i gesti, i comportamenti di Luca erano una "fotocopia" di quelli avuti con Luciana Biggi e con tutte le altre donne del suo passato. Una sorta di copione che ogni volta si ripeteva: prima premuroso e dolce, poi sempre più aggressivo e violento: era capace di passare da un atteggiamento all'altro in pochissimo tempo. E la magistratura sapeva: c'era un rapporto dettagliato che conteneva copia delle denunce per minacce, percosse, violenza privata e molestie fatte ai primi di gennaio scorso alla procura sanremese; portavano la firma di Maria Antonietta e di sua madre, ogni giorno più preoccupate dopo l'aggressione subita dalla giovane prima di Natale. Ora i genitori della ragazza vogliono giustizia. È il papà di Maria Antonietta, Rocco Multari, a paventare l'ipotesi di azioni legali, e di possibili denunce, nei confronti dei magistrati genovesi che hanno seguito il caso di Luca Delfino. «Valuterò insieme ai miei legali - ha detto Multari - perché se non sussistevano le condizioni per arrestarlo c'erano quelle per sorvegliarlo oppure impedirgli di allontanarsi dal Comune di residenza». Nessuna vendetta, però, solo giustizia «e chi ha sbagliato, a nome di tutti gli italiani, deve pagare». «Se è vero, c ome sostengono i magistrati genovesi - ha proseguito il papà di Maria Antonietta che ieri è andato in tribunale a Sanremo - che Delfino era stato rimesso in libertà per mancanza di prove circa la sua colpevolezza dell'assassinio dell'altra ragazza, è anche vero che i giudici avrebbero potuto adottare misure di sorveglianza nei suoi confronti». La famiglia non riesce a darsi pace: se il ragazzo fosse rimasto in carcere, dopo l'omicidio della Biggi, oppure fosse stato sottoposto ad altre misure alternative, considerata la sua pericolosità, secondo mamma Rosa e papà Rocco adesso la giovane sarebbe ancora viva. E, ieri, mentre nelle aule della Questura sono stati impegnati in un vertice il pm Enrico Zucca, che si occupò lo scorso anno dell'omicidio Biggi, e il capo della squadra Mobile, Claudio Sanfilippo, convinto che gli indizi forniti alla Procura sarebbero stati sufficienti per l'arresto del presunto killer dopo l'omicidio "dei vicoli", avvenuto nell'aprile del 2006, in una cella del carcere di Valle Armea, Delfino, tra le lacrime, ha realizzato quanto accaduto, uscendo dallo stato confusionale in cui era precipitato dopo l'omicidio. Ma, davanti al gip Maria Grazia Leopardi di Sanremo che ieri lo ha interrogato, ha preferito fare scena muta. E suo padre, Giuseppe Delfino, chiedendo perdono alle due famiglie, ha detto: «Sarebbe stato meglio che mio figlio fosse finito in galera dopo il primo omicidio. Quella giovane di Sanremo andava salvata». Intanto, per far luce sulla vicenda, dal ministero della Giustizia è partita la richiesta formale, inoltrata al Procuratore generale della Corte di Appello di Genova, di ricevere con urgenza gli atti dell'inchiesta sull'omicidio Biggi.

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