martedì 6 ottobre 2009

Il manager e il Monopoli milanese


Ore 1920: zona Duomo. Salgo sul tram e becco il collega giornalista rampante "so tutto io" che quando mi vede gli viene un colpo. "Anvedi aho, quella che una volta stava in redazione, ma guarda un po' come si è conciata". Non lo dice (ovviamente) ma gli si legge tutto su quella faccia da santo.
"Perché perdersi qualche minuto di puro spasso - mi dico - adesso gli racconto della mia associazione e sarà tutto un 'ma che bello, ma che brava', tipica reazione della gente che adora il pourparler".

Il collega, dal canto suo, non perde l'occasione per raccontare la sua vita felice da giornalista in giro per l'Italia a intervistare gente dedita alla penitenza e cozze sottovuoto. E mentre parla della sua giornata da cronista impavido, io me la rido sotto i baffi.

Per 15 minuti - dico 15 minuti tutti - mi presto al teatrino e vesto i panni della snob pseudo intellettuale (molto pseudo, dubbiamente intellettuale). Mi sembra di giocare al Monopoli, quando tutti rilanciano perché hanno gli alberghi e non quelle sfigate casette di legno verde cacca. Insomma, il collega very expertised abbocca e concludo la mia presentazione da power point con l'immancabile invito alla festa anni 80 che abbiamo organizzato con un gruppo di amici (e qui l'impavido cronista mi guarda quasi stupito, ma che ci sarà mai di male a invitare la gente a un festa anni 80?boh).

Vabbè, alla fine lo saluto e scendo zompettando, perchè finalmente sono passata dal via e mi sono presa pure le 20mila lire.

Ma il meglio deve ancora venire. Entro in sala, vado al mio tavolo e subito noto che i miei commensali (età media 80 anni) guardano con ammirazione il decolletè della sottoscritta (in effetti bisogna capirli, i poverini hanno perso l'abitudine alle tette sode delle 30enni). Mi siedo e vedo sto cristiano-armadio 4 ante di manager dal curriculum lenzuolo, uno che parla dimenticando le concordanze, che invece di approfondire il tema Expo discetta di "visioni ecologiche" e che immagina una Milano, con 3 luride linee di metro e i tram a vapore, capace di accogliere 20 milioni di turisti senza batter ciglio. Insomma - rifletto - questo è quanto meno da ingenui (e lì di ingenui c'erano, al massimo, michela marra e la filippina all'ingresso. ma no, la filippina è una figlia di buona donna sennò a quest'ora sarebbe dalla nonnina meneghina a fare la badante).

Così decido di buttarmi sull'alcol evitando di incazzarmi ulteriormente per 'sto plurimiliardario che continua a dire che dobbiamo essere ottimisti perché "bisogna fare sistema blablablabla" (qualcuno ha fatto scuola, ndr), mentre io vedo già il mio vomito verde sull'elegante pavimento dell'albergo 5 stelle...

Dal cocktail passo al vino rosso che un vecchiaccio, con le dita zozze ma con una bellissima cravatta firmata Hermès, continua a offrirmi (eccerto, sappiamo tutti che lo fa per educazione) passandomi anche tutte le delicatessen che i camerieri siciliani (ma perché sono tutti siciliani i servitori?) portano al tavolo (rasento la bulimia).

Sono le 24 e me ne vado.
A pensarci bene era meglio il Monopoli del collega, che tanto pure se passi dal via senza prendere 20mila lire sai che un gioco del cavolo e vai a letto contento.

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