lunedì 14 maggio 2007

Fanatici tra lacrime e canzoni

Generazione di adulatori. Ragazzi affamati di Dio. Il pane quotidiano si chiama Sacre Scritture. Il motto è “aprire il cuore a Gesù”. Sono gli adepti del ministero Sabaoth, un ramo della chiesa evangelica che forma “guerrieri per la battaglia della pace”, come recita il sito dell’organizzazione. Le armi sono la preghiera, le parole e le canzoni. Sul palco domenicale, allestito al teatro delle Erbe, ore 10.30, nel cuore di Milano, a Brera, una schiera di cantanti e musicisti, con bandana e magliette che sponsorizzano la Chiesa, cantano per circa un’ora, prima della predica del pastore. E tra i fedeli ci sono voci note come quella di Ornella Vanoni che nella rivista della Chiesa (“Vivo, the sabaoth magazine”) racconta: “Conosco Gesù da 6 anni e mi sono appena battezzata. Ho aspettato tanto prima di battezzarmi perché non volevo farlo con leggerezza. A luglio ho detto: ‘Sono pronta’ e da quel giorno la mia vita è cambiata perché sono cambiata io. Era questa la mia preghiera: ‘Signore cambiami, apri il mio cuore all’amore’. Il mio cuore adesso è spalancato e sono felice”. Felici sembrano esserlo tutti. Con la Bibbia in mano, piccola o grande in pelle: cento per cento religione. Canti e preghiere, amen alleluia e lacrime. Vengono giù con facilità, durante la celebrazione. All’ingresso del teatro c’è il servizio accoglienza e due banchetti: sulla sinistra si vendono gadget, magliette, cappellini, sulla destra ci sono i dvd. Sono le prediche filmate del pastore, Roselen Boerner Faccio: una trentottenne dai capelli rossi, grintosa, carisma notevole e un sorriso sornione. Con i suoi sermoni, infarciti di battute, ironia e incitamenti, Roselen conquista ogni domenica i cuori dei fedeli. Nata a Campinas, in Brasile, a 19 anni capita in Italia e “Dio le mette nel cuore di rimanere in questa nazione perché ha un’opera per lei”. Quando arriva a Milano Roselen non è sola: con lei c’è Diana Aliotti, una giovane donna che gestisce la libreria della Chiesa e che ha studiato in America. Insieme hanno deciso di fondare nel 1994 il Ministero Sabaoth che si fa conoscere e fa proseliti soprattutto attraverso internet: www.scegligesu.com è il portale con appuntamenti, presentazioni e merchandising. E’ una chiesa moderna e brandizzata: il logo rappresenta un uomo in ginocchio con una spada al fianco destro. E non a caso. “Javel Sabaoth”, le milizie del Dio degli eserciti. “Siamo un popolo di guerrieri – dicono - siamo stati chiamati a combattere contro i dominatori di questo mondo, al fine di conquistare persone e nazioni di Dio”. Nella città meneghina sono circa trecento, divisi in cellule e sottocellule: è l’organizzazione che si sono dati per le preghiere e gli incontri settimanali che si svolgono soprattutto nelle case. “Il pastore sceglie delle coppie – racconta Diana – che formano una cellula di preghiera. A loro volta queste coppie istruiscono altre persone che possono creare una nuova cellula”. Il termine dà l’idea della riproduzione, della moltiplicazione piramidale. Niente nostalgia del passato, né condanna del mondo che resta fuori le porte del teatro - sede momentanea che a fine giugno verrà rimpiazzata da una nuova, ancora da definire - anche se il desiderio di differenziarsi, di “marciare contro corrente”, diventa quasi legge nel momento in cui si decide di “donare tutta la vita a Gesù”. I battesimi ufficiali saranno a giugno, ma già alla fine del culto domenicale il pastore esorta chi è pronto a confessarsi e ad entrare ufficialmente nella chiesa. Due ragazze si avvicinano ai piedi del palco e aspettano che Roselen scenda gli scalini per la benedizione. Si abbracciano, hanno deciso e la loro scelta sarà “per sempre”. Come per le altre religioni protestanti, anche il ministero Sabaoth cerca nella Bibbia le risposte alle domande dell’uomo. Lo fa citando le lettere di Paolo, i Salmi, Samuele e il Vangelo di Giovanni. Dio. Dio c’è sempre, Dio vede in noi il faro che illumina gli altri. La missione e il punto di partenza sono identici: amare Dio e credere in Lui perché solo credendo in Lui troveremo le soluzioni ai nostri problemi. “Non abbiate paura di dimostrare il vostro amore per Gesù”: così il giovane pastore esorta i fedeli, durante la predica. E loro, di paura, non sembrano averne. Soprattutto i giovani, il punto forte di questa chiesa. Ragazzi che vanno a ballare indossando le t-shirt di “scelgo gesù”. “Ieri sera abbiamo monopolizzato la discoteca, abbiamo lanciato magliette, abbiamo preso il microfono del dj, insomma un macello”, racconta una di loro dal palco. Dal linguaggio si capisce: non sono tanto diversi dai coetanei cattolici o atei, anche se non fumano, non eccedono con l’alcool, non dicono parolacce, credono nella famiglia e sono contro l’aborto. Per quanto riguarda il matrimonio “ogni caso va valutato singolarmente – dice Diana – e, infatti, quando un matrimonio non funziona perché c’è un tradimento o c’è violenza noi non rifiutiamo la possibilità del divorzio e siamo vicini a chi decide di separarsi”. Ma niente stravizi per i fedeli. Tra loro ci sono soprattutto artisti, creativi, registi, architetti, cantanti, psichiatri, avvocati, gente economicamente niente male.
E dunque, in definitiva, ci sono tre possibilità. Possiamo continuare ad ignorare Dio come fanno molti, odiarlo come fa qualcuno, oppure riconoscere che il nostro cuore non riposerà mai fino al giorno in cui decideremo di accettare la sua amicizia. Scegli una vita piena di emozioni. Sono queste le conclusioni affidate ai volantini che pubblicizzano la chiesa. Si possono trovare nei bar, nelle tabaccherie, tra le schedine del lotto e i depliant dell’estetista “tre lampade al prezzo di due”. Poi ci sono anche gli adesivi da attaccare alle auto. Il guru della comunicazione Sabaoth, Sergio Mascheroni, è un creativo non da poco, visto che è colui che ha firmato la campagna pubblicitaria “no Martini, no party”. Ma il ministero Sabaoth non è solo questo. C’è “Sos preghiera”, un servizio telefonico che viene gestito da volontari “che hanno provato e sperimentato una profondissima esperienza con Gesù: non solo a livello teorico, ma anche ad un livello praticissimo e profondamente concreto”, assicura il sito dell’organizzazione. Concreti sono i problemi che il servizio mira a risolvere: ad alcuni viene trovato un lavoro, altri possono essere seguiti da una psicologa o possono semplicemente chiacchierare con chi è di turno quel giorno. Tutti, però, possono “ricevere le testimonianze di come Gesù può cambiare una vita”. Ci sono, poi, i viaggi missionari che servono per aiutare popolazioni in difficoltà nell’altra parte del mondo, come ad esempio in Cambogia. Infine, l’arte, la cultura e la formazione con il festival della musica cristiana, la scuola di teatro, quella di danza, i concerti di evangelizzazione, le produzioni cinematografiche e uno studio di registrazione “sabaoth records”, aperto a tutti, per dare l’opportunità a gruppi, cantanti, cantautori e musicisti di realizzare i propri brani cristiani e non, a livelli professionale ma a costi contenuti. E ancora tanta, tantissima preghiera con le serate di lode il lunedì e il giovedì, prima degli studi biblici. La location è insolita: un pub nel cuore della città con un nome che dice tutto: “Le pecore”. “Abbiamo aperto un locale – spiega Diana – perché ci siamo detti: se i giovani non vengono da noi, saremo noi ad andare da loro”. Ma il pub ha anche un altro scopo, molto più ovvio, che è legato all’autofinanziamento della Chiesa. Oltre al 5% sulla dichiarazione dei redditi, il ministero Sabaoth conta sulla beneficenza degli adepti e su tutta una serie di attività collaterali, dalla vendite delle magliette ai concerti, dai dvd ai pranzi sociali. Durante il culto, come per tutte le altre chiese, c’è il momento delle offerte al quale segue quello della “comunione”: un pezzetto di pane azzimo e un sorso di vino distribuito in bicchierini da un vero e proprio servizio d’ordine con tanto di magliette distintive.

La predica di Roselen dura molto, più di un’ora. “Questa volta è andata lunga – afferma a bassa voce Diana Aliotti – in genere è più corta”. Alle tredici il pastore decide che è abbastanza. Saluta sollecitando il ringraziamento a Dio e partono gli applausi e qualche fischio da stadio. Lo stomaco inizia a lamentarsi. “E’ Gesù che decide di farci sentire fame – sostiene con il sorriso sulle labbra una signora di mezza età, bionda ossigenata e rossetto rosso chiaro sbavato – ma prima di andare a mangiare al pub devo parlare con il pastore di un progetto che ho in mente. Ho deciso di presentare canti nuovi e anche delle poesie che verranno raccolte in un libro”. Lo racconta a Roselen che non sembra essere molto convinta. Per il resto è tutto un abbraccio. “Abbraccia chi è seduto vicino e a te e digli di essere felice”, raccomanda durante il culto il pastore, vestito con una camicetta nera, un pantalone marrone e un ciondolo d’acciaio. Parla al microfono per tutto il tempo. Non molla il palco un attimo. Due ore di mani e pugni in alto, salti di gioia, preghiere, lacrime, sudore, alleluia, amen, mormorii di approvazione, occhi chiusi, sguardi rivolti verso l’alto. Tifosi e guerrieri. E la conclusione è affidata ad un sorriso collettivo. Convinto. Perché “dal momento in cui sceglierai Lui, avrà inizio la più bella ed entusiasmante avventura della tua vita”. Se è quello che vuoi.

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