martedì 15 maggio 2007

Quando la religione diventa un supermercato

Supermarket delle religioni. Le chiese storiche come la protestante, la cattolica, l’ortodossa e l’anglicana non sono sole. Sullo scaffale delle scelte per i fedeli, nuovi movimenti si affacciano e accolgono novelli adepti. Il fenomeno è complesso. In parte dipende da alcune carenze delle vecchie religioni, in parte coinvolge il bisogno umano di costruire la propria identità nell’epoca della globalizzazione caratterizzata da frammentarietà e differenziazione, anche per la spiritualità. Nella sua visita in Brasile, il Papa ha lanciato il monito ai fedeli cattolici: il richiamo ai valori della famiglia è molto sentito e il Family Day del 12 maggio a Roma lo ha dimostrato. Ma non sembra essere sufficiente. Gli islamici sono ormai più dei cattolici e questi diminuiscono, in parte per una questione di natalità, in parte perché i fedeli sono attratti da nuovi movimenti religiosi con un comune denominatore: il richiamo alle origini. Se il fenomeno non è nuovo – i Focolarini e il Rinnovamento dello Spirito sono delle realtà molto consolidate nell’ambito della chiesa cattolica – originale e incalzante è la diffusione di nuovi ministeri nell’ambito della chiesa evangelica, come il ministero Sabaoth, nato a Milano nel 1994. “Più che di chiesa evangelica, noi preferiamo parlare di chiesa evangelicale”, commenta Fabio Ballabio del servizio per l’ecumenismo e il dialogo della diocesi milanese. La differenza è di sostanza; le “evangelical churches” nascono in America solo recentemente e quindi non possono essere assimiliate alla chiesa evangelica tradizionale fondata da Lutero nel 1550. Sono caratterizzate da un “moralismo accentuato”, dall’assenza di sfumature, dalla certezza delle risposte. “Il loro atteggiamento – afferma il pastore della chiesa valdese a Milano, Dorothee Mack – si basa su un’etica rigida. Ai fedeli dicono quello che devono fare, spesso giudicano molto e sono veloci a mettere in discussione la fede degli altri”. Il ministero Sabaoth, come i movimenti pentecostali, pongono particolare enfasi proprio sul dono dello Spirito Santo nel giorno della Pentecoste e riconoscono come fonte primaria della fede solo gli insegnamenti della Bibbia: Antico Testamento (esclusi quelli che i cattolici chiamano libri deuterocanonici e i protestanti libri apocrifi) e Nuovo Testamento. La dottrina di queste Chiese sostiene inoltre la natura missionaria della Chiesa, il sacerdozio universale e l’attesa della seconda venuta di Cristo. Il sacerdozio universale è un aspetto in comune con la chiesa valdese, nata nel lontano 1073 grazie a Pietro Valdo nel solco dei movimenti legati al pauperismo. L’essenzialità e la semplicità sembrano caratterizzare questa comunità di credenti che in tutta Italia conta circa 25mila fedeli. La semplicità è anche una qualità del pastore Dorothee Mack (studi in Germania, poi a Roma, ora a Milano con un marito e due figli). Con lei abbiamo provato a capire il fenomeno della diffusione di nuove chiese. “Ognuno – dice il Pastore – deve vivere la fede a modo suo e quindi non vedo nulla di strano nella nascita di questi nuovi movimenti”. Ma sul successo di questi movimenti la risposta è chiara. “Io credo – continua Dorothee Mack – che conti molto il rapporto stretto che si crea nelle comunità, il rapporto diretto con il Pastore e le indicazioni precise che i fedeli devono seguire, che hanno a che fare con lo stile di vita e che sono piuttosto rigide”. Regole di vita specifiche: sembra essere questo il punto di forza dei movimenti. La debolezza delle altre chiese, o la loro forza a seconda dei punti di vista, è proprio lo spazio che viene lasciato alle valutazioni personali. Il pastore Mack parla di “etica della situazione”. Ad esempio, se per la chiesa cattolica l’aborto è sempre peccato, i valdesi non condannano ma valutano il contesto: se la donna è stata violentata, l’aborto è possibile. Tolleranza zero, invece, per i pentecostali che creano leggi e ordini, ma poi si dichiarano contro gerarchie e sovrastrutture. “I movimenti come il ministero Sabaoth – racconta Ballabio – nascono fuori dalle chiese storiche e si sentono liberi. Liberi nell’organizzazione, eppure rigidamente moralizzanti”. La chiesa cattolica, però, non può ignorare il successo di queste nuove chiese. “Nel libro ‘La terza chiesa’ – continua il rappresentante della diocesi milanese – l’autore Philip Jenkins afferma che nel futuro prevede una diminuzione delle chiese storiche e un aumento dei movimenti pentecostali. Questo non può lasciare i cattolici indifferenti”. Per Ballabio il successo consiste nella capacità che hanno queste chiese di rispondere meglio alle richieste dei fedeli, rappresentate sia da aiuti concreti sia da percorsi spirituali, ovvero dalla ricerca di un contatto “caldo” con la Chiesa stessa. Nella Chiesa cattolica , invece, “non sempre si trova qualcuno che sia disposto a fare da guida spirituale, a risolvere problemi”. Di fronte a questa realtà, è venuta l’ora per i sacerdoti di “interrogarsi e smetterla di vivere fuori dal mondo. C’è bisogno di un cambio di mentalità”.
“Bisognerà studiare nuove forme per il futuro – conclude Ballabio – anche perché siamo di fronte ad una diminuzione delle vocazioni”.
Perché se la fede in sé non ha nulla a che fare con il mercato, non bisogna tuttavia dimenticare che appartiene a uomini e donne diverse, che vivono quotidianità diverse, che cercano risposte e si fermano lì dove le trovano.

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